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venerdì 15 febbraio 2008

Ritornare a respirare a Vicenza!

Nell'ambito dell'importante iniziativa Kyoto Fisso! è utile soffermarci su un problema di casa nostra.

Vicenza è al centro della Pianura Padana, la terza area più inquinata del pianeta. Bisogna partire da questo presupposto per capire quanto importante sia la tematica ambientale nella nostra città e nella nostra provincia. I problemi sono molteplici e vorrei soffermarmi sulla qualità dell'aria e più in particolare sul problema delle PM10, quelle piccole particelle presenti nell'atmosfera e nettamente aumentate dai processi di combustione prodotti a livello industriale, per il riscaldamento delle abitazioni e soprattutto per quel che concerne il trasporto su strada (freni, gas di scarico).

Ciò che ci impone una riflessione è il preoccupante dato nella nostra città. Nel 2007 siamo stati la terza città d'Italia per giorni in cui è stato superato il limite delle PM10. 140 giorni, un terzo dell'anno in cui respirare in Viale Roma o in Viale D'Alviano era pericoloso. Eppure i vicentini respirano, quindi si ammalano più facilmente... Secondo un'indagine dell'OMS una morte ogni 200 nelle più grandi città del mondo è dovuta alle PM10.

In primo luogo guardiamo ciò che il comune di Vicenza ha fatto nei 10 anni di amministrazione Hullweck: a parte la lodevole iniziativa di Veloce, furgoni elettrici che trasportano merci agli esercenti della città, dal punto di vista delle azioni concrete per dare un'alternativa all'utilizzo dell'auto e per educare ad un atteggiamento ecologico non è stato fatto nulla.

Partiamo dai dati per proporre alcune soluzioni. Secondo dati del 2005 del comune di Vicenza il traffico su strada pesava per l'inquinamento per il 28%. Un dato che indica l'importanza di alcune misure volte alla diminuzione delle polveri sottili agendo su di un uso minore e più responsabile dell'auto.

Partendo dal presupposto per il quale l'auto è usata, secondo una media mondiale, circa 2 ore al giorno di cui 25 minuti sono passati a cercare un posto dove parcheggiarla, si capisce l'importanza di un buon servizio di trasporto pubblico. Non si deve pensare ad un'utenza basata solo su anziani, studenti e migranti, ossia a chi non può usare un mezzo privato. Bisogna porsi l'obiettivo di rendere competitivo il mezzo pubblico rispetto all'auto. Per renderlo competitivo bisogna che sia un servizio frequente, che colleghi bene le zone nevralgiche della città e che non sia così costoso come è oggi (prezzo più alto in Italia, 1,10€ ). A questo proposito serve una totale revisione di AIM trasporti con autobus meno inquinanti, linee adatte ai cambiamenti sopraggiunti in città, ossia circolari e non solo radiali, dato che la città non ha più tutti i servizi nel centro storico ma dislocati in tutti i quartieri (si pensi ai supermercati, ai centri commerciali ma soprattutto al futuro posizionamento di università, tribunale e alla posizione, oggi, delle piscine o del palazzetto dello sport). Servono, inoltre, corse più frequenti e collegamenti efficienti con un hinterland che questa città sembra essersi dimenticata di avere. Serve una diminuzione del prezzo del biglietto che può essere realizzabile già per il semplice fatto che un servizio ammodernato verrebbe utilizzato da un'utenza più ampia dell'attuale. Si potrebbe però riflettere anche su un ampliamento dei parcheggi di interscambio, un aumento dei prezzi dei parcheggi in centro o, infine, con campagne di educazione all'utilizzo del mezzo pubblico.

Come seconda politica per favorire un utilizzo minore dell'auto e quindi al fine di diminuire l'inquinamento dell'aria è quella della costruzione di piste ciclabili e di costruzione di un sistema di affitto di bici sul modello di altre città italiane come Ferrara e (a breve) Milano. Un cittadino potrà utilizzare una bici per il tragitto che gli serve e lasciarla dove arriva, in apposite rastrelliere e con una carta elettronica personale. Un sistema innovativo da realizzare dopo aver realizzato un adatto sistema di piste ciclabili.

In ultima istanza è utile riflettere sul fatto che il 12% dell'inquinamento per le PM10 deriva direttamente dagli impianti di riscaldamento, il più delle volte vecchi. Serve quindi un'operazione ampia che pubblicizzi le politiche ambientali della recente finanziaria ed incentivi rapidamente la sostituzione delle caldaie superate con nuove caldaie meno inquinanti.

Sulla base della formazione, dell'impegno nell'imitare ed innovare, una notevole riduzione del livello delle PM10 e un buon miglioramento della qualità dell'aria sono possibili. Qui in città si va a votare fra poche settimane. Speriamo che il futuro sindaco, auspicabilmente del Partito Democratico, sappia valorizzare la spinta dell'ambientalismo del fare, ossia quello della tecnologia, della progettualità e della concretezza. E' una speranza per tutti i cittadini di oggi e di domani.

Kyoto Fisso


Per i Giovani Democratici del Veneto il risparmio energetico “è un Kyoto fisso”. Per questo hanno deciso di lanciare, in tutte le province venete, una campagna informativa rivolta sia agli amministratori locali che a tutta la cittadinanza.

«Per noi è fondamentale aprire un dibattito sui temi dell’ambiente e della sostenibilità, ambito fondamentale della politica del Partito Democratico – spiega Filippo Silvestri, coordinatore della campagna – Crediamo che il Protocollo di Kyoto debba essere considerato un patrimonio comune, al di là di ogni appartenenza politica, perché la sfida dello sviluppo sostenibile è una sfida che dobbiamo vincere tutti assieme.»

Il 15 e il 16 febbraio, anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, i Giovani Democratici scenderanno dunque in molte piazze del Veneto, a partire dai capoluoghi di provincia, con dei gazebo per sensibilizzare i cittadini sui temi dello sviluppo sostenibile. Oltre a materiale informativo (il decalogo per il risparmio energetico), regaleranno ai passanti lampadine a basso consumo.

Tra le iniziative della campagna “È un Kyoto fisso”, l’invito che i Giovani del PD hanno rivolto agli amministratori veneti, tramite l’invio di una lettera, ad aderire alla campagna europea “M’illumino di meno” promossa da Caterpillar, che consiste nello spegnere le luci degli edifici pubblici, dalle 18 alle 19 di domani.


Il coordinamento vicentino ha organizzato iniziative nelle piazze di Vicenza, Bassano, Schio, Arzignano e Valdagno. Per maggiori informazioni... questo pomeriggio ;)


il cannocchiale

lunedì 11 febbraio 2008

Vicenza Democratica c'è!

Vicenza Democratica ha risposto. In città di Vicenza 1212 persone sono andate a votare per le primarie per la costituzione dei circoli e per integrare il coordinamento provinciale. Oltre il 20% dei votanti del 14 Ottobre è tornato alle urne per sostenere il partito nuovo.
Io ero candidato al seggio del centro storico. In realtà non ho corso molto nè per me nè per gli altri per via dell'esame incombente (fatto questa mattina), dell'impegno per l'iniziativa di ascolto dei cittadini del centrosinistra vicentino (inizio campagna elettorale), nel cercare altri candidati per completare delle liste molto difficili da riempire - non tanti volevano entrarci.
Alla fine se non fossi riuscito a candidare all'ultimo due ottime signore come Roberta Tescari e Alessandra Sala in centro storico avremmo rischiato di eleggere persone con 0 preferenze. Posso quindi dire di essere soddisfatto.
Per quanto mi riguarda ho ottenuto 13 preferenze su 189 votanti in centro storico e la cosa mi soddisfa considerando che mi sono attivato Venerdì pomeriggio nel cercarle.
Per concludere sono molto contento per il gigantesco successo dei candidati giovani: Stefano Poggi (16 preferenze alla 6), Samantha Pegoraro( 10, sempre alla 6), Giuseppe Peronato (10 alla 5) Giulia Turra (7 alla 5) e infine due ragazzi giovani candidati alla 4 ossia Giacomo Bez e Giulia Priante.
Ma chi ha ottenuto uno dei massimi nel numero di preferenze per i circoli e per il provinciale è il caro amico Giacomo Possamai. Ha fatto una signora campagna elettorale e ha ottenuto 34 voti per il circolo (piu votato) e 131 al provinciale.
Su questo secondo dato è da sottolineare la convergenza fatta da molti amici e molte amiche di un'area di giovani che ha puntato su Giacomo e che gli ha permesso di arrivare terzo dopo l'eterno Marino Quaresimin e l'ex segretario cittadino Ds Antonio Marco Dalla Pozza.

Adesso abbiamo da partire con il radicamento vero, ossia l'azione nel territorio di questi circoli appena eletti. Sarà un lavoro di consolidamento del progetto e di ascolto dei cittadini. Dobbiamo pensare ad un partito che sappia essere veramente aggregatore di domanda politica, di progettualità e di valorialità. E allo stesso tempo sappia essere lieve, come la politica di cui parla Veltroni, ossia non cerchi l'accaparramento del potere ma miri concretamente a fare politica per e con i cittadini.

Per un ragionamento sul provinciale nel sito del pd vicentino

domenica 3 febbraio 2008

Vicenza riparte dai giovani!

Da dieci anni Vicenza è una città bloccata, seduta su se stessa, immersa nello smog, incapace di innovarsi e rinnovarsi. Dobbiamo reagire, dobbiamo liberare le energie nascoste di noi vicentini. E' un dovere perché è nostro compito immaginarci la città del domani, la città in cui vivremo.

Fra pochi mesi Vicenza voterà un nuovo Sindaco e un nuovo Consiglio Comunale. Per questo motivo noi giovani lanciamo un forum delle nuove generazioni, uno spazio di dibattito aperto in cui tutte le giovani e i giovani potranno esprimere la propria idea di città, le proprie proposte per il cambiamento.

Un'occasione per immaginare, insieme, la Vicenza del futuro.

Venerdì 8 Febbraio, alle ore 16.00, a Villa Lattes

(sede della Circoscrizione 6 - Via Thaon de Ravel 44)


Per maggiori informazioni: Enrico (3401433165), Davide (3472609191), Stefano (3490940434), Niccolò (3497623324), Giacomo (3492252060)

0444.323547 info@vicenza2008.it www.vicenza2008.it


lunedì 21 gennaio 2008

Discorso all'Assemblea Cittadina del PD del 18 Gennaio

Il discorso non era precedentemente scritto e l'ho realizzato a posteriori, dopo l'intervento, cercando di ricordarmi ciò che avevo detto a parole. I concetti sono quelli però non assicuro che le parole utilizzate siano le stesse.

Per prima cosa vorrei iniziare il mio intervento parlando di qualcosa di diverso da ciò di cui avevo pensato di parlare. Qualcuno ha asserito che non serve analizzare, ad oggi, “Chi siamo”,ossia cosa è il PD. Io invece penso sia fondamentale pensare al partito che siamo, analizzare da dove veniamo perché se è vero che il Partito democratico deve scontrarsi con la realtà concreta allo stesso tempo non può pensare di esimersi dal fare un'analisi sugli ideali che lo muovono.

Giungendo al tema di oggi credo sia utile partire ponendosi delle domande, ossia quale è il nostro progetto, quale è il nostro obiettivo politico?

Credo che questo sia il Cambiamento. Ho letto, però, in un giornale settimanale che si chiama Internazionale, non so se qualcuno qui lo legge, che parlava dell'utilizzo del termine cambiamento nelle elezioni americane. E il cambiamento è un termine usato sia da Obama che dalla destra cristiana del partito repubblicano. Quindi bisogna comprendere bene cosa è il cambiamento e quale è il cambiamento buono.

Noi, credo, abbiamo agito nel senso del cambiamento fin da subito, con un percorso innovativo diviso in 3 fasi, che definirei delle 3 A: ascoltare, avanzare proposte, aprire ala partecipazione. La decisione è stata presa da un'assemblea democratica come quella odierna e quindi credo che non ci sia nulla da eccepire. Per quel che riguarda le alleanze vorrei prima sfatare un mito. La sinistra radicale non è formata da mostri: PRC a Vicenza è un partito che nel congresso del 2005 stava per essere conquistato, in città, da un gruppo di diciasettenni, quindi non ha un vero radicamento; il Pdci non è mai riuscito a contare nulla in Veneto e a Vicenza (1.5% suo massimo cittadino) mentre Verdi e Sinistra Democratica sono partiti con cui si può ragionare, Asproso e Rolando sono amici con cui si può ragionare e governare.
Quindi non capisco quali possano essere le ragioni per non fare un percorso in comune. Per di più rompere per delle nostre pregiudiziali ci indebolirebbe agli occhi dei cittadini e rafforzerebbe loro. Lasciamo, in caso, che rompano loro, che siano loro a chiudere il dialogo.

Credo che il cambiamento si raggiunga individuando un candidato sindaco e una squadra che abbiano 4 caratteristiche: saper ascoltare, difendere, innovare e decidere.

Ascoltare nel senso di saper valorizzare tutto quel mondo dell'associazionismo veneto. Nella nostra regione si sa che le forme welfaristiche basate sullo stato non si sono mai sviluppate e che è stato il solidarismo cattolico la base per la coesione sociale e lo sviluppo economico. Per questo dobbiamo guardare all'associazionismo e al volontariato come a degli interlocutori primari. Non è un caso, infatti, che ogni genere di associazione, non solo quelle cattoliche, abbia nel vicentino, in veneto, un radicamento più profondo che nelle altre aree del nord d'italia e forse dell'intero paese.

Difendere in quanto i cittadini in questo periodo storico hanno bisogno di qualcuno che sappia proteggere dalle molte trasformazioni. Serve un impegno sociale, come sosteneva l'amico Giuliano Raimondo. Ma serve anche qualcuno che sulla gestione del Dal Molin sia affidabile Pensiamo, infatti, alla lettera di Costa al Giornale di Vicenza. Non totalmente condivisibile ma che letta attentamente mette in luce dei dati che sono da considerare. Rispetto a quei cambiamenti, che sono avvenuti anche grazie all'impegno di chi all'inizio si è subito dichiarato contrario e non a persone che abbiano fin dall'inizio detto di Si, acriticamente, alla costruzione, come Lia Sartori e Manuela Dal Lago.

Difendere significa anche cominciare a considerare il come e il quando della costruzione della TAV, altrimenti rischiamo davvero di trovarci un movimento NIMBY nel momento in cui sarà realizzato il progetto. Dovremo riuscire a portare avanti una realizzazione che sappia essere non troppo costosa e allo stesso tempo sia utile e porti vantaggi alla città.

Innovare, infine, significa puntare su un recupero e sulla valorizzazione dell'ambiente e su nuovi strumenti, nuove realizzazioni di mezzi pubblici di trasporto, ossia di infrastrutture utili e compatibili alla città di domani.


Per concludere non capisco, non capisco, non capisco come si possa pensare di fare un'alleanza con la Lega Nord. I dubbi espressi dall'amico Gianni Bisson [sul rapporto di alcune persone del PD con Manuela Dal Lago] sono dubbi legittimi che nascono leggendo il giornale. Spero siano sbagliati.

Mi sfugge la logica di questa alleanza in quanto la Lega Nord è stata la forza politica che ha rivoltato il capitale sociale della nostra regione cambiandolo di segno in modo che non facesse più da coesione sociale e nazionale ma che servisse nel senso di uscita, di exit dal sistema.


Io sono già pronto a fare la campagna elettorale, sono pure vestito sportivo, ma non sarò disposto a fare una campagna elettorale per manuela dal lago o per un candido debole destinato a perdere.

martedì 15 gennaio 2008

Ma il vero spreco va cercato altrove

Una mia lettera sul tema delle circoscrizioni pubblicata da Il Giornale di Vicenza (pg.16) in data odierna (15 Gennaio 2008).

Mi permetto di intervenire nel dibattito sulle circoscrizioni. Regolamentazione che mi pare errata e demagogica per diverse motivazioni.
Innanzitutto con queste misure si indeboliscono le istituzioni che sono più vicine ai cittadini e che forniscono servizi che comuni con oltre 100.000 non riuscirebbero a fornire in maniera efficiente ed utile.
Ricordo che fino a pochi anni fa era usuale citare la sussidiarietà come panacea di molti mali.
Probabilmente non lo è, però sarebbe utile ricordare ai molti che in città hanno parlato di cancellazione integrale delle circoscrizioni cosa questo principio riconosciuto anche dal Trattato di Maastricht e dai successivi trattati sull’Unione Europea e sul funzionamento della stessa prevede, ossia che l’intervento sussidiario della mano pubblica deve comunque essere portato dal livello più vicino al cittadino.
Le circoscrizioni nelle medie e nelle grandi città , comprese quelle tra i 50.000 e i 250.000 abitanti, sono un modo per il cittadino di interfacciarsi più rapidamente con le istituzioni (anagrafe, poliziotto di quartiere), fungono da coscienza critica dell’azione del comune su ogni questione (anche se purtroppo su troppe cose danno solo pareri consultivi) e infine sgravano al comune i rapporti con diversi attori come associazioni concedendo spazi e organizzando valide iniziative. In secondo luogo ritengo demagogico sostenere che la riduzione o la cancellazione delle circoscrizioni sia un effettivo taglio ai costi della politica.
Lo stipendio per consiglieri e presidenti circoscrizionali, secondo una mia stima, non dovrebbe superare complessivamente i 12.000 euro mensili (per un totale di 147 persone), ossia meno della metà di quanto percepisce un parlamentare, ossia circa quanto percepiva al mese (da solo) l’ex amministratore di AIM Rossi.
Mi pare quasi si voglia far scordare quali sono i veri sprechi come, ad esempio: gli stipendi dei membri dei consigli di amministrazione dei tantissimi enti e delle tantissime società partecipate; le province (vero ente inutile); le comunità montane a livello del mare; gli stipendi dei consiglieri regionali; gli stipendi dei deputati e dei senatori (che invece pare aumenteranno di 176 euro nel nuovo anno).
In sostanza hanno tagliato dal basso, dove non si tagliano costi ma solo strumenti di maggiore partecipazione e non hanno ancora fatto niente contro le oscenità che, “in alto”, continuano a persistere indisturbate, nella seconda repubblica forse più che nella prima.
In terza istanza critico la nuova regolamentazione anche perché le circoscrizioni sono la palestra politica in cui un giovane può sperimentare la vita amministrativa, imparando ad ascoltare i cittadini e a destreggiarsi tra interpellanze, interrogazioni, ordini del giorno e regolamenti.
Forse quest’ultima argomentazione non sembrerà così importante ma credo fortemente che una classe dirigente che nasce dal basso e che può imparare ascoltando e progettando con i cittadini sia fondamentale affinché i consigli comunali non divengano nel futuro luoghi chiusi e lontani dai cittadini, con consiglieri incapaci di ascoltare la voce della comunità. Per concludere vorrei sottolineare che questa decisione è arrivata senza consultare le comunità locali, senza parlare con quei comuni nei quali le circoscrizioni non erano un costo e funzionavano bene.
Su quest’ultimo aspetto c’è da dire che le circoscrizioni a Vicenza sono sempre costate pochissimo ma effettivamente non funzionavano bene, sostanzialmente per due motivi: troppo poco decentramento ed eccessivo frazionamento del territorio.
Dopo aver smontato le motivazioni che hanno portato ai cambiamenti previsti dalla finanziaria proverò a delineare la futura suddivisione del comune, tenendo conto di alcuni criteri: mantenimento delle strutture delle attuali circoscrizioni aggregandole semplicemente, 30.000 abitanti per ognuna in quanto questo prevede la nuova legge, esigenze comuni dei territori aggregati, struttura urbanistica della città.
Ho riflettuto su due alternative. Ipotesi A: aggregare le ciroscrizioni 3 e 4 (est), le circoscrizioni 5 e 6 (nord-ovest) e le circoscrizioni 1, 2 e 7 (circoscrizione centro-sud). Ipotesi B: aggregare le circoscrizioni 2, 3 e 4 (est), 6 e 7 (ovest), 1 e 5 (centro-nord). Sono diverse le proposte in campo e auspico che il mio piccolo contributo possa essere utile (contributo che per chi vuole ho analizzato più specificamente in un file che posso inviare via mail).
Vorrei solo consigliare, ma mi pare una posizione già fatta propria da diversi esponenti di entrambi gli schieramenti politici cittadini, di aggregare circoscrizioni e non di farne di completamente nuove: cerchiamo di salvaguardare le identità e le strutture dei quartieri storici della nostra splendida città e soprattutto di salvare i servizi da anni strutturati in città sulla base delle attuali circoscrizioni e che riorganizzare sulla base di altre circoscrizioni con confini strani sarebbe inutilmente costoso.

domenica 6 gennaio 2008

Finiscono le feste, inizia la campagna elettorale?

Il direttore del giornale di Vicenza quest'anno ha, a vostra scelta, mangiato un cattivo panettone o passato delle vacanze poco serene.
Nell'ultimo giorno di vacanze, infatti, mentre i cittadini si riversano nelle piazze a cercare il colpo grosso nei saldi di fine stagione, lui è costretto da qualche potente forza e/o da qualche passione di cui ignoro l'origine ad attaccare il Partito Democratico e uno dei più probabili candidati dello stesso alle elezioni comunali, ossia l'ottimo Achille Variati .

Argomentazioni abbastanza futili, per la verità, dato che sostiene che un dirigente politico locale che si spende contro una decisione piovuta da Roma debba dimettersi dal proprio partito per via di una posizione non condivisa con il partito politico a livello nazionale.


Antonacci scorda completamente che le vecchie dirigenze dei Ds e della Margherita, a livello cittadino e provinciale, hanno sostenuto il No alla costruzione della base americana, con poche (non lodevoli) eccezioni.

Dal Partito Democratico Vicentino, quindi, dovrebbero dimettersi tutti, ad esclusione forse di qualche suo amico? Mi pare sia un azzardo una dichiarazione di questo tipo perchè fa scoprire, a chi un attimo conosce come funziona questa città, in modo palese volontà, idee e posizioni politiche di alcuni gruppi di pressione che nel territorio berico mi pare abbiano proprio deciso di oltrepassare un certo livello con un'arroganza un pochino esagerata.


Potete trovare il comunicato stampa dei Giovani Democratici sul tema al seguente link.

Per leggere l'editoriale di Giulio Antonacci in cui viene criticata la posizione di Achille Variati in merito alla vicenda Dal Molin e per commentarlo potete cliccare qui .

venerdì 4 gennaio 2008

Demagogia sui costi della politica in finanziaria

Nella recente finanziaria approvata dal Parlamento sono presenti disposizioni volte a far diminuire il numero dei consiglieri comunali e delle circoscrizioni nelle città sotto i 250.000 abitanti. Ora si devono attendere i decreti attuativi della ministro Lanzillotta ma la rotta pare ben tracciata e per una città come Vicenza pare sicuro che le circoscrizioni diverranno 3 - o forse nessuna - e i consiglieri comunali diminuiranno di 8 unità.
Sono misure a mio modo di vedere parecchio demagogiche per diverse motivazioni.

Per prima cosa è abbastanza caratteristico che delle diverse misure finalizzate a diminuire i cosiddetti costi della politica e che sono state proposte dal Senatore Cesare Salvi (Sinistra Arcobaleno) quelle che sono passate vanno ad indebolire le istituzioni più vicine ai cittadini e meno dispendiose invece che colpire i troppi consigli di amministrazione con stipendi da sogno, le province e le comunità montane, gli stipendi dei consiglieri regionali e dei parlamentari, solo per fare qualche esempio.
In secondo luogo vorrei evidenziare quali sono realmente i costi mensili per il pagamento dei consiglieri e i presidenti di circoscrizione in una città di 110.000 abitanti come Vicenza che effettivamente ha due circoscrizioni troppo piccole (la 2-Riviera Berica e la 7-Ferrovieri). Questi costi sono pari a circa 11.000 euro al mese se è vero che i 140 consiglieri di circoscrizione percepiscono circa 20 euro a testa e i presidenti intorno ai 1200. Una cifra che non mi pare esagerata rispetto a quanto effettivamente questi consiglieri fanno.
Consideriamo, infatti, come terzo aspetto, ciò che i consiglieri nei piccoli parlamentini cittadini concretamente realizzano. Sono persone che si impegnano per essere un tramite per le piccole cose, i piccoli problemi dei cittadini, aiutano il mondo delle associazioni con un rapporto più semplice e diretto, riescono a sollevare casi che altrimenti non verrebbero evidenziati da nessuno, ad esempio di speculazioni edilizie. Infine le circoscrizioni forniscono servizi come l'anagrafe decentrata e il poliziotto di quartiere che mi domando se saranno erogati seguendo ancora la disposizione delle circoscrizioni attuali oppure se questi servizi verranno stravolti, a discapito prima di tutto dei cittadini.
Per quel che riguarda la riduzione dei consiglieri comunali da 40 a 32 non riesco proprio a comprendere l'efficacia di una misura che da una parte porta al risparmio di circa 30000 euro l'anno (350 euro - stipendio mensile - per 8 consiglieri per 12 mesi) ma dall'altra, rendendo piu piccolo il consiglio comunale, permette l'elezione a meno persone e quindi garale palestre per i giovani per riuscirsi ad esprimerentisce un minor ricambio generazionale e probabilmente un maggior controllo delle lobby di potere sui consigli comunali.
A proposito del ricambio non si può non evidenziare, infine, che le circoscrizioni e in seconda istanza il consiglio comunale sono le palestre per i giovani per riuscire ad esprimersi. Se è vero, infatti, che i partiti politici di oggi sono troppo leggeri e troppo poco coesi internamente per essere uno spazio di crescita, un giovane che non è "figlio di" o che non si prostrae ai piedi di qualche dirigente attempato rischia di non avere alcun futuro nonostante, magari, capacità ed impegno, passione e concretezza. E' chiaro che l'eventuale cancellazione definitiva delle circoscrizioni non è la causa di questo ma solo un fattore che indebolisce ulteriormente la posizione di giovani che vogliono impegnarsi per portare le proprie idee ed essere la voce dei cittadini nelle amministrazioni.

In conclusione queste misure diminuiscono la democrazia garantendo meno servizi ai cittadini, indeboliscono la posizione di chi vuole fare politica partendo dall'ascolto e dal basso e soprattutto sono demagogia pura perchè vogliono sembrare un modo per abbattere costi della politica ma non abbttono proprio niente dato che i veri sprechi stanno, come detto prima, più in alto.

venerdì 14 dicembre 2007

Crescono i giovani democratici di Vicenza

Oggi c'è stata la prima riunione in vista delle comunali dei giovani democratici di e PER Vicenza.
Di seguito il comunicato stampa:

Diverse ragazze e diversi ragazzi si sono impegnati attivamente in città per la campagna elettorale per le primarie del 14 Ottobre e da quello straordinario giorno di passione politica è nata la volontà di costruire uno spazio nostro, di giovani democratiche e democratici, in cui confrontarci per il futuro della nostra città.

A tre mesi di distanza, Venerdì 14 Dicembre, abbiamo iniziato un processo che mira a costruire un progetto concreto per le elezioni comunali della prossima primavera.


Un processo che sia aperto e libero, un processo che si nutra delle esperienze del maggior numero di giovani vicentini. Per questo motivo abbiamo pensato a lanciare una serie di iniziative: la creazione di una mailing list a cui ci si può iscrivere scrivendo alla mail giovanipervicenza@gmail.com , la riattivazione del blog giovanipervicenza.blogspot.com e soprattutto una giornata di confronto e proposta delle giovani e dei giovani per la città di Vicenza, Mercoledì 9 Gennaio 2008.


Una data che deve essere lo spazio per poter proporre quali sono le nostre necessità per realizzare una città diversa, per realizzare un cambiamento dopo anni di politiche giovanili inesistenti. Ci sono tanti temi cari a noi giovani che saranno discussi: dall’ambiente agli spazi pubblici, dalla mobilità ad una città che sappia essere aperta, dinamica, moderna, europea.

domenica 9 dicembre 2007

La libertà a Vicenza!

Vicenza è una città particolare. Esporta da sola il 3.5% dell'export nazionale, ha un numero di aziende per abitanti più alto di qualsiasi altra zona del paese e forse d'Europa, è parte di una delle zone più industrializzate del mondo eppure, nelle piccole cose, non sembra capace di essere nemmeno lontanamente liberale.
Essere liberali in Italia, d'altronde, è veramente difficile. Si spera qualche volta che lo sia di meno in una delle città più industrializzate, ricche, moderne del paese. Lo si spererebbe, guardando in modo oggettivo e distaccato, che lo fosse una città che è governata da una giunta il cui principale partito si rifà un giorno sì e l'altro pure alla libertà.
Eppure Vicenza non è liberale.
Innanzi tutto liberale non è il suo partito di maggioranza relativa, Forza Italia (o Partito delle Libertà...) che non esprime un progetto politico figlio della dottrina liberale. Nonostante il programma del 2001 che portò Berlusconi alla guida del paese, la rivoluzione liberista thatcheriana o reaganiana (che di per sè hanno dimostrato tutti i loro limiti intrinseci, di fatto uccidendo i valori di eguaglianza e solidarietà sull'altare dell'esaltazione di una libertà assoluta - peraltro ricondotta solo all'economia) non si è vista nemmeno con il binocolo.
Il centrodestra italiano è meno liberale (sia che lo si intenda come "liberal" che come "liberista) del Partito Democratico. Il centrodestra italiano è sicuramente meno liberale di tutti i partiti liberali e popolari in Europa Occidentale.
In secondo luogo la tradizione che ha portato allo sviluppo del territorio veneto e vicentino è basata sui legami familiari, sulla solidarietà "paesana", sul localismo, in un qualche modo sul cattolicesimo ma ha poco a che fare con lo sviluppo capitalista classico. Si può dire che il capitalismo veneto è nato e si è fortificato su principi che non necessariamente erano liberali e ancora oggi nella vita quotidiana, nelle "piccole cose" persistono questi principi non liberali (e per me assurdi).
Per questo motivo ci troviamo in una situazione paradossale: a Vicenza la libertà di esercitare una professione, di tenere aperto un negozio quanto, quando e come si vuole non ci sono.
Il tutto per motivazioni ideologiche o superato che non permettono in molti settori la creazione di un mercato concorrenziale che in ultima istanza porta alla possibilità di fornire più servizi a prezzi minori. Questa mia argomentazione è banale, lo so, e vi prometto (o cari lettori) che mi informerò con maggiore precisione nei prossimi giorni sulla situazione reale dei regolamenti comunali. Sicuramente questi regolamenti obbligano i parrucchieri a tenere chiuso tutte le domeniche, perchè "è il giorno del Signore", creando problemi e disservizi agli esercenti e ai clienti, i quali probabilmente sono interessati al servizio in sè e non al giorno in cui può essere fatto. Molte signore alla domenica mattina potrebbero farsi un taglio. Molti parrucchieri potrebbero quindi lanciare un servizio per la domenica mattina. Ne nascerebbe più concorrenza, meno evasione (perchè quando un servizio è vietato è possibile che venga fatto lo stesso, evadendo le tasse) e più servizi ai consumatori che potrebbero, se volessero, tagliarsi i capelli quasi tutti i giorni se i parrucchieri avessero orari diversi l'uno dall'altro. E' un esempio, ma credo renda. D'altronde quanti, più concretamente, non avrebbero piacere a trovare un Supermercato aperto alle 23.30 o alla Domenica (e non solo sotto Natale)? Molti...soprattutto tra i giovani e tra coloro che hanno potuto vivere in città più grandi dove questi servizi esistono (basta Padova...)
Questo è tipico di una città che non vuole o non riesce ad essere europea, nella quale i servizi pubblici, i temi della tutela ambientale e della viabilità, il tema della cultura e di una città vitale e last but NOT least il tema della libertà di apertura degli esercizi commerciali quando vogliono gli esercenti NON sono assolutamente considerato da un'amministrazione colpevole di essersi interessata a cavalcare paure o ad accontentare questo o quell'amico e non a lanciare Vicenza nel futuro. Questo spetterà al prossimo Sindaco, e speriamo che sia un po' più liberale ed europeo dell'attuale.

domenica 25 novembre 2007

Riflessioni sulla manifestazione contro la violenza sulle donne

Un grande successo. Donne di tutte le etnie, età, religione, orientamento sessuale, organizzatesi dal basso, ieri hanno manifestato per dire basta.
Basta alle troppe violenze, basta al femminicidio, basta alle disuguaglianze tra i sessi, basta ad una politica anche qui, ancora una volta, assente.
Attorno a questa manifestazione mi sono sorte moltissime domande e moltissimi sono stati i ragionamenti. Provo a fare ordine di seguito.
Per prima cosa i lati positivi: molte donne (oltre 100 mila) alla manifestazione (non se ne vedevano cosi' tante insieme dal 77), una buona copertura mediatica, un movimento sorto dal basso.
In secondo luogo i dati oggettivi, tristissimi: un milione e 150 le vittime di violenze in Italia, il 5, 4% del totale (quindi una donna ogni venti), il 3,5% ha subito violenza sessuale e il 70 per cento di queste violenze portano la firma di familiari e parenti.
Infine gli aspetti negativi della manifestazione: troppa autocelebrazione e chiusura all'universo maschile ancora di stile antagonistico e anni 70, i tempi sono cambiati, molti uomini sono probabilmente i più grandi alleati del movimento femminista.
Concretamente, comunque, un problema di livello globale, ossia quello della continua violazione dei più elementari diritti delle donne, è e rimane un problema del nostro paese, un paese che vorrebbe e continua a dirsi civile e moderno, ma che per molti aspetti è indietro anni luce.
Il machismo di origine atavica si salda in Italia con un nuovo machismo, figlio delle destre più becere che si vendono per moderne. Un vecchio ed un nuovo modo di discriminare che si fondono. Infine a questo si sommano i tanti, troppi problemi dovuti alla mancata integrazione delle donne migranti nel contesto sociale. Costoro vivono talvolta una doppia discriminazione, in quanto migranti nella società e in quanto donne nel proprio contesto familiare.
I problemi della violenza sulle donne, comunque, possono essere risolti (o almeno fortemente limitati), con un impegno vero e sincero, imitando alcune (ancora una volta) politiche sociali di Josè Luiz Rodriguez Zapatero. Nel dicembre del 2004, solo 6 mesi dopo essere stato trionfalmente eletto Presidente, si impegnò a far varare una legge sulla violenza di genere, votata da tutto il parlamento, che ha aumentato le pene per lesioni e maltrattamenti da due a cinque anni e che garantisce una maggiore protezione e aiuti per le donne vittime di maltrattamenti, ha introdotto il diritto al sussidio di disoccupazione nel caso in cui la donna debba licenziarsi in seguito alla situazione di violenza domestica, ha stabilito il diritto ad una assistenza sociale integrata che comprende servizi di supporto, emergenza e recupero, compreso il servizio di avvocatura a spese dello Stato. Di rilevante c'è anche la punibilità della minaccia, da sei mesi ad un anno di carcere, insieme alla sospensione - minimo cinque anni - della patria potestà in casi gravi.
Tutte cose volte a cercare di rompere con il passato e presente machista e soprattutto di cercare di aiutare le tante donne che non sporgono denuncia.

Fu un successo dovuto prima di tutto al movimento femminista spagnolo, in seguito anche da un forte documento di uomini a favore della legge contro la violenza di genere.
E' un buon esempio, questo, che cerca di essere imitato anche nel nostro paese con le recenti misure sullo stalking che in parlamento avanzano abbastanza lentamente, dato che qualche gruppo parlamentare e qualche deputato omofobo cerca di azzopparle perchè accorpate a misure volte a contrastare la violenza omofoba.
In ambito locale, a Vicenza, una serie di associazioni, in collaborazione con il comune e dopo un'iniziativa proposta da due consigliere comunali di schieramenti opposti, è nato un centro di aiuto e tutela delle donne vittime di abusi e violenze. E' un primo passo, importante. Bisogna andare oltre, dotando il centro di fondi e competenze, imitando altre realtà che da molti più anni lavorano in questo senso, soprattutto in Emilia e Toscana (guarda un po'!).

Una cosa che vorrei però dire, per concludere, al movimento femminista, è quello di non chiudersi nei modi e nelle caratteristiche degli anni 70: sono altri tempi, quella era una società diversa e quel movimento di emancipazione deve trasformarsi e cambiare oggi, se vuole attirare le giovani e gli uomini, in un movimento che faccia capire che il problema della violenza sulle donne non è solo delle donne. E', infatti, un problema di tutta la società se metà della popolazione vive con più ansia la vita quotidiana e non può esprimersi completamente per colpa di una società maschilista. La violenza e le discriminazioni contro le donne, quindi, sono un problema di tutti e questo dovrebbe essere a mio parere il messaggio forte e nuovo del movimento femminista. Io sono già in prima linea, e credo che con me sarebbero in molti, come molti furono gli uomini spagnoli che firmarono il documento a favore della legge contro la violenza di genere.

il cannocchiale

lunedì 19 novembre 2007

Stavano nascendo 100 nuove piazze...ovvero la vergogna del restyling della stazione di Vicenza!

Chi non ha avuto modo di passare per la meravigliosa stazione di Vicenza dopo il favoloso restauro operato da Centostazioni? Ovviamente sono sarcastico. Sinceramente, infatti, dopo il fantastico manifesto rimasto attaccato per anni, in cui si diceva "stanno nascendo 100 nuove piazze", mi aspettavo molto molto di più e sicuramente un po' più di serietà e coerenza.
Da tempo,quindi, mi interrogavo su quando avrebbero sistemato definitivamente la stazione...
A chiarirmi molti aspetti e a sollecitarmi sulla necessità di agire contro una vergogna assoluta quale è stata questa opera di "restyling"(uau...-_-) della nostra stazione mi è giunta qualche giorno fa la e-mail di un amico. Il messaggio era che "
quello che si vuole fare con questa mail è cercare di fare portare a termine i lavori iniziati e MAI FINITI in stazione a Vicenza [...] e portare avanti una MASSICCIA richiesta di intervento nella stazione di Vicenza in cui dopo un investimento di quasi 5.000.000.000 di vecchie lire ci si trova a stare peggio di quando i lavori dovevano ancora cominciare..."
Nel messaggio di posta elettronica era presente in allegato un volantino ricco di foto(per chi lo volesse basta scrivere a nicolaisebastian@msn.com, che è colui che ha lanciato questa importante iniziativa, o direttamente ad enricoperoni@gmail.com).
Riporto, comunque, il messaggio del volantino, molto chiaro nello specificare la situazione e nelle azioni da intraprendere.

COMUNICATO STAMPA CENTOSTAZIONI (AGOSTO 2007) www.centostazioni.it/schedeinformative.asp
“[...] L!intervento di restyling, del valore di circa 2,4 milioni di euro, cofinanziati da Centostazioni e Rete Ferroviaria Italiana (società dell!Infrastruttura del Gruppo Ferrovie dello Stato) è in fase conclusiva. In base al progetto realizzato da Centostazioni (Coordinatore Progettazione Arch. G. P. Project Manager Arch. D. C.), lo stabile è stato completamente ristrutturato, secondo un programma cadenzato nel tempo, al fine di interferire il meno possibile con la completa funzionalità della stazione e con l!erogazione quotidiana dei servizi. [...]”
Così parla Centostazioni sul proprio sito e invece...

DOPO UN INVESTIMENTO DI QUASI 5.000.000.000 DI LIRE ECCO COSA CI
TROVIAMO NELLA NOSTRA STAZIONE... SI STAVA DECISAMENTE MEGLIO
PRIMA!! POTEVANO TENERSELI QUESTI LAVORI E ORA CHE HANNO INIZIATO Eì GIUSTO CHE LI COMPLETINO CON INVESTIMENTI ADEGUATI!!

AI BINARI...

Banchina 1-2 mai toccata dall!intervento di restyling: non rialzata per migliorare l!accesso ai treni e dissestata, scarsamente illuminata e soprattutto corta la tettoia. Nemmeno completato il rivestimento dei pilastri, scrostata e non sicura con cavi scoperti. Banchina al binario 5-6 MAI COMPLETATA, ascensore non servibile, esteticamente OSCENA senza i pannelli di controsoffitto.

INTERNO DELLA STAZIONE...
Al binario 1 SCARSISSIMA illuminazione, cavi volanti, manca il rivestimento, banchina MAI rialzata oltre che dissestata in più punti. Notevoli infiltrazioni MAI risolte in diversi luoghi della stazione. LA BIGLIETTERIA NON HA AVUTO ALCUN TIPO DI INTERVENTO, NEMMENO UN SEMPLICE RIVESTIMENTO, visibili ancora i termosifoni degli anni 50! Edicola mai conclusa. Negozi vuoti usati come magazzini e spazi privi di illuminazione (di fianco al bar).
Il sottopasso da poco ristrutturato non è stato completato con i nuovi cartelli (nuova grafica di Trenitalia oltre che a maggiore pulizia e chiarezza delle informazioni), le modalità di intervento sono state inadeguate per il tipo di usura e il luogo (colpi, adesivi, poca pulizia e
cattivo mantenimento ne hanno già deteriorato l'aspetto).
Gli ingressi della stazione sono TRAPPOLE pericolose, costava tanto mettere porte automatiche su un investimento di 2.400.000 "? Pensare che PRIMA del “grande restyling” ERANO AUTOMATICHE. Ora si lasciano aperte con sprechi energetici enormi.

ESTERNO DELLA STAZIONE...
L'ESTERNO della stazione è stato fatto alla ricerca di un qualche significato architettonico sconosciuto ai più. La pietra posta all!esterno è stata posizionata senza pensare al fatto che, dopo pochissimo tempo, senza un serio intervento si sarebbe rovinata (e gli effetti si vedono già ora in modo evidente!). I PARCHEGGI sono INCOMPLETI, PICCOLI, POCHE TETTOIE per bici, NEMMENO SEGNATI. Gli scooter costretti a parcheggiare sul terreno e il nuovo spazio ricavato non ha alcuna segnaletica.

Il risultato di questo cospicuo investimento è che gli spazi come LE BANCHINE DI ATTESA, LE
BIGLIETTERIE e I PARCHEGGI per bici, scooter e macchine NON HANNO GODUTO DI ALCUN INTERVENTO, interventi che sono stati rivolti ESCLUSIVAMENTE all!apertura di ATTIVITA COMMERCIALI per aumentare gli introiti di Centostazioni. Nessuno si pone contro una logica di mercato che ha bisogno di guadagni ma almeno che i lavori si concludano e restituiscano una funzionalità DEGNA DI UNA STAZIONE CHE E! TRA LE PRIME 20 IN ITALIA E SOPRATTUTTO DIMOSTRINO UN BRICIOLO DI RISPETTO AI 7,7 MILIONI DI VIAGGIATORI ANNUALI (RFI).

Stiamo raccogliendo commenti e opinioni da inviare a Trenitalia, RFI, Centostazioni, la Regione Veneto e il Comune. C'è bisogno anche del tuo tempo! Occupa 5 minuti e manda

un e-mail con nome, cognome e (se vuoi) commenti sui lavori effettuati in stazioni.
Le mail saranno raccolte e inviate, sperando di poter ancora contare qualcosa come utenti.

Scrivi a stazionevicenza@live.it

L'iniziativa è di carattere PRIVATO con scopo di pubblica utilità per i motivi suddetti, i nomi e cognomi raccolti saranno utilizzati ESCLUSIVAMENTE in modalità di raccolta firme. Non è previsto alcuna newsletter e tantomeno invii di alcun tipo di pubblicità o proposta o spamming. I dati raccolti non saranno divulgati o archiviati se non per la proposta fin qui presentata. Non tiratevi indietro, è l' unico modo per sperare di ottenere qualcosa. Grazie.

giovedì 15 novembre 2007

Le città della pedemontana e i servizi di trasporto pubblico

Ci sono diversi problemi nelle nostre città e in tutta quell'area che comunemente viene definita pedemontana e che rappresenta uno dei centri nevralgici del paese per ciò che concerne lo sviluppo economico. Si può dire che, quindi, esiste un'area che per ragioni storiche, culturali, geografiche ed economiche ha similiari necessità e, spesso, problemi molto simili; un'area che va da Bergamo a Udine, l'area del nord-est allargato, dello sviluppo impressionante degli anni 70 basato sulla piccola impresa di natura familiare ora divenuta una grandissima ed interconnessa area commerciale e industriale, centro fondamentale e realtà trainente dell'Italia e dell'Europa.
Per vocazione personale e per studi intrapresi parto sempre dal confronto nelle analisi che faccio, soprattutto se di natura sociale, economica o politica.
Vorrei, in qualche settimana, cercare di sottolineare come questa vasta area che considero cruciale per l'Italia e per l'Europa, si sta muovendo per cercare di risolvere i tanti problemi che il divenire una vasta megalopoli comporta.
Credo che per riuscire a divenire sempre piu incisivi a livello italiano e continentale serva il contributo di tutti. In questa megalopoli ogni singolo pezzettino, ogni città, ogni comune, ogni provincia, deve essere capace di indicidere e per poterlo fare deve deve puntare, a mio parere, su tre aspetti:
1. capacità di rinnovamento della multiutility comunale;
2. capacità delle categorie economiche di fare squadra e di incidere a livello di macroarea e a livello nazionale
3. capacità gestionali e visione d'insieme competente e lungimirante della classe politica.
Posso tranquillamente dire che Vicenza ha deficitato in almeno due di questi aspetti durante la giunta Hullweck in quanto questa non ha saputo ne interpretare ne pesare nelle scelte strategiche per la città del domani e ha dilapidato il capitale che era Aim.
Ma passiamo al tema centrale di questo articolo, ossia, come si legge dal titolo, i servizi di trasporto pubblico. Ritengo che un'area divisa in tante città "provinciali" che mira ad integrarsi sempre più da ogni punto di vista necessiti di infrastrutture adeguate, che non abbiamo, e in particolare di modalità semplici e veloci per favorire la circolazione delle persone, elemento decisivo in una società sempre più dinamica.
Se, poi, aggiungiamo che esiste un problema ambientale sempre più pericoloso (in tutta la pedemontana quanti giorni all'anno si sforano i limiti?) e un problema di aumento fortissimo di malati per stress capirete che pensare ancora ad utilizzare solo ed esclusivamente i mezzi privati ( e siamo il paese d'Europa con il tasso di auto per abitante piu' alto) per restare incolonnati ad inquinare le nostre città sia impensabile, soprattutto perchè avremmo le possibilità di fare mezzi pubblici efficienti, buoni e a prezzi ragionevoli.
Guardiamo, in questo senso, ad esempi concreti, che per semplicità di esposizione elencherò di seguito:
Bergamo: a fine anni 80 la provincia e il comune cominciano ad interrogarsi su un recupero delle vecchie linee ferroviarie del territorio e oggi sono in cantiere due linee metropolitane di superficie che collegheranno Bergamo ad Alzano e Alzano ad Albino. E' un primo passo per una provincia che sicuramente, a differenza di altre, ha mantenuto e rinnovato molti dei suoi servizi su rotaia.
Brescia: è il modello da seguire, a mio parere, se si trovano le possiblità. Dopo 20 anni Brescia avrà la sua metropolitana grazie ad un sindaco coraggioso, Corsini, che ha ottenuto i finanziamenti ed ha portato avanti un progetto strategico fondamentale. Città troppo piccola per un investimento cosi' corposo? Io ritengo di no, per i motivi sopra esposti di natura ambientale, sanitaria e anche logistica. Per di più spostare sotto terra il traffico di persone semplifica nettamente la gestione del sistema e velocizza nettamente i tempi, garantendo in superficie meno macchine e meno mezzi pubblici lenti.
Padova & Mestre: hanno scelto un trasporto di superficie su gomma, a Padova hanno realizzato un pezzo della prima linea (su 3) e a Mestre stanno costruendo ancora la prima linea. Sono progetti che vanno nel senso di semplificare il trasporto pubblico, renderlo più pulito, più veloce, più attrattivo per i turisti e più "intelligente".
E a Vicenza, Verona, Udine, Treviso? E della metropolitana di superficie per il Veneto orientale? Per ora parole, parole, parole...
La speranza è che l'anno prossimo venga eletto qualcuno, per lo meno a Vicenza, che su questi temi, per i motivi sopra elencati, si impegni concretamente e restaurare un servizio pubblico che, anche per colpa della vergognosa gestione di AIM, è allo fascio più completo.

Per maggiori informazioni sui progetti elencati:
METRO BRESCIA
TRAM DI PADOVA
TRAM DI MESTRE
TRAMVIA DELLE VALLI (BERGAMO)

Per chi abbia informazioni specifiche e idee su questo tema vi prego di non risparmiarvi sui commenti, è un tema centrale per me e per molti altri giovani vicentini (No, Giacomo ;) ? )


venerdì 12 ottobre 2007

Intervento di Enrico Letta sul Giornale di Vicenza

Il Partito Democratico è un’ambizione. È l’ambizione di rispondere a quella domanda di politica efficace e concreta che oggi, nel nostro paese, è largamente insoddisfatta. È una domanda che interroga entrambi gli schieramenti: quello di centrosinistra oggi al governo, ma anche il centrodestra che al governo c’è stato, per un’intera legislatura, senza usare la sua amplissima maggioranza per varare le riforme strutturali che occorrevano al paese. E al Nord in particolare.
Nell’Italia delle cento città, alcuni luoghi esprimono questa domanda con più forza e chiarezza di altri. Vicenza è uno di questi luoghi. Il centrodestra, nell’ultimo anno e mezzo, l’ha quasi eletta a capitale simbolica della sua opposizione al governo Prodi. Silvio Berlusconi lanciò a Vicenza, con uno spettacolare comizio all’assemblea di Confindustria, un’aggressiva rimonta elettorale. E, solo qualche mese più tardi, è qui che il centrodestra ha tenuto la prima manifestazione nazionale contro la Finanziaria.
Vicenza è diventata insomma il palcoscenico privilegiato per un sentimento di protesta e insofferenza che il Partito Democratico non può liquidare con un’alzata di spalle. Non potrebbe farlo, del resto, chi riflettesse anche solo un istante su ciò che questa città rappresenta più in generale. Vicenza è il capoluogo di una provincia che da sola esporta nel mondo quanto l’intera Grecia. È la sede della terza associazione industriali per importanza nel paese. È quindi una città che respira e cammina al ritmo dello sviluppo, della competizione sui mercati internazionali, delle sfide raccolte e vinte attraverso un patto sociale non scritto, che in questa terra affianca l’operaio all’imprenditore. Non è per caso, io credo, che la natalità, in crisi a livello nazionale, sia qui più forte che nel resto del paese.
Vicenza è il simbolo di un Nord che spesso si sente lontano da Roma, ma che non è tale perché inchiodato ad un anacronistico localismo antistatale – come purtroppo qualcuno si ostina a pensare, sbagliando, anche nella mia parte politica. Quello rappresentato da Vicenza è spesso un Nord lontano da Roma perché più vicino all’Europa e alle sue nuove capitali. Vicenza è il simbolo di un Nord che pone domande moderne. Domande di libertà e di mobilità, innanzi tutto, per usare due delle parole che ho volutamente messo al centro della mia proposta politica per le primarie del Pd.
Penso, in primo luogo, alla domanda di libertà di costruire e di intraprendere, che significa domanda di un fisco giusto, realmente alleato dello sviluppo. È questo che ho proposto, lanciando la parola d’ordine di una “tregua fiscale”: occorre ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese. Come abbiamo iniziato a fare con la riduzione del cuneo fiscale e come continueremo a fare, nella prossima Finanziaria, con la riduzione di un 16% circa delle aliquote Ires e Irap: cioè le tasse che più pesantemente gravano sulle imprese.
Ma penso anche alla domanda di mobilità. La mobilità di un sistema che faccia spazio al merito, a partire dalle pubbliche amministrazioni, e la mobilità di un territorio che ha il diritto di ottenere quelle infrastrutture necessarie a unire i centri della futura metropoli del Nordest e costruire ponti verso l’Europa e il mondo.
Vicenza è il simbolo di una società che corre, ma che esprime paure da non ignorare. È la società che ha imparato rapidamente ad integrare una popolazione straniera qui più numerosa che nel resto d’Italia, ma che, già oggi, sperimenta la nuova frontiera di questo processo: l’integrazione nella legalità, nell’educazione degli stranieri alle nostre leggi, nella garanzia della sicurezza per tutti i cittadini.
Vicenza è anche il simbolo di un problema antico. Quello di territori in cerca di una rappresentanza e di una nuova classe dirigente. Di territori che non hanno dichiarato guerra al dirigismo romano per inchinarsi al neocentralismo dei governatori. Di territori che al paese danno molto, in termini di sviluppo, crescita economica e, non dimentichiamolo mai, tasse: ma ricevono poco e male, in termini di servizi e anche di spazio politico. Di territori che la politica deve sforzarsi di leggere e capire. È uno sforzo che tocca soprattutto al Partito Democratico, che a questa parte del paese dovrà saper parlare con un nuovo linguaggio e con nuove idee.
Non è un caso che io abbia concentrato la mia attenzione, in questi mesi, sulle cosiddette “città di provincia”. È da qui, dal cuore produttivo e pulsante del nostro paese, che i democratici dovranno iniziare il loro nuovo cammino.

mercoledì 13 giugno 2007

Il mio discorso d'addio ai Democratici di Sinistra

Care compagne, cari compagni,

le elezioni provinciali sono state un disastro, un massacro. Non abbiamo voluto giocare la partita, l’obiettivo era riconfermare i consiglieri uscenti. Obiettivo non raggiunto. Avevamo quindi un obiettivo bassissimo, e abbiamo ottenuto meno. Se si punta in alto qualcosa si raggiunge, se si punta in basso non si fa nulla.

Certo, la sconfitta in queste provinciali ha delle motivazioni nazionali (leggi Nord chiama Prodi), e c’è tantissimo da dire sull’incapacità di comprensione delle problematiche reali dei cittadini veneti e vicentini da parte prima di tutto del governo nazionale e del partito nazionale. C'è da aggiungere i troppi e ripetuti errori nell'ambito della giustizia.

Sicuramente, però, ci siamo proprio impegnati, a livello locale, per perdere queste elezioni. Lo dissi in questa Direzione Provinciale, un anno fa: "Prepariamoci per le provinciali. A Treviso l'Ulivo ha preso il 16.5%." Ora noi siamo al 15.5%.

Ma dei tanti errori voglio fare una semplice carrellata.

La gestione scandalosa della questione Dal Molin, una vergogna che ha creato ostilità manifesta in tutti i cittadini, sia coloro i quali erano favorevoli al progetto, sia coloro i quali erano contrari. Siamo stati farseschi.

Nessun progetto di provincia discusso non dico con i cittadini, che sarebbe lo spirito del PD, il quale è stato quindi una prima volta tradito, ma nemmeno all’interno del partito. Un programma mai conosciuto da nessuno, calato dall’alto.

Una campagna elettorale che non ha creato momenti di dialogo tra cittadini e candidati. Una campagna assolutamente debole, fiacca, mal gestita.

Fortunatamente ci sono stati un paio di positivi risultati nel deserto totale di queste provinciali: sono il brillante risultato di Beraldin a Bassano e l’ottimo risultato di Matteo Quero, capace in città di essere il primo, pur essendo quello con minor esperienza politica. Certo, quindi, che serve l’esperienza, servono le persone che sono “una sicurezza in provincia” però, forse, azzardo, l’elettorato ha voglia anche di novità, di facce nuove. Chi ha esperienza dovrebbe capire di lasciare spazio ai giovani magari consigliandoli e non cercando di occupare ancora una volta careghe, tra l’altro sempre di minoranza. In questo c’è tutta, propria tutta l’assurdità di come si sta costruendo questo PD. Un coordinamento nazionale chiamata la colonna…no no, il gruppo del 14 ottobre formato da tutte persone oltre i 40 anni e l’unico “giovane”, il buon Enrico Letta, come dice bene il Corriere della Sera di qualche giorno fa non avrà possibilità di distrarsi perché mettere una donna sotto i 40 anni era proprio brutto, un rischio (per il potere costituito del circolo anziani che si trova nella sede dell'Ulivo)!

La cosa sorprendente di questo comitato promotore del PD è sicuramente questa bizzarra capacità dei propri membri di venire da esperienze diverse e di rimanere sempre gli stessi. Mi spiego.

Io ho creduto e credo nel PD, come idea di una forza politica riformatrice adatta alla modernità in un paese con una storia politica particolare come è l’Italia. Allo stesso tempo, però, compagni e compagne, è particolare che questa Italia abbia personalità politiche che sono state convitamente comuniste, poi sono uscite da sinistra dagli errori del comunismo, son diventate fortemente socialdemocratiche, poi un po’ liberal e alla fine democratiche.

Io condivido queste ultime evoluzioni, condivido la formazione di un progetto politico nuovo, ma non condivido che le facce siano le stesse. Che un partito si adatti all’epoca in cui è va bene ma che le persone cambino in 20 anni 4 volte idea confonde l’elettorato, fa venir voglia di votare altro, in particolare quando esiste un elettorato produttivo che vede nella coerenza e nella logicità caratteristiche fondamentali. I veneti, in sostanza, di vedersi ancora quelli che si professavano comunisti 25 anni fa sono stufetti.

Tornando alle elezioni provinciali dico solo un’altra cosa. Sapete che nei paesi civili e normali quando un partito perde le elezioni il presidente o il segretario di questo partito va a casa, ma non perché cacciati, ma perché loro hanno una moralità che li impone di lasciare lo spazio, perché chi perde non rimane segretario. E’ cosi in Inghilterra, in Spagna, in Germania, in tutta la Scandinavia. Non è cosi’ nei due paesi in crisi politica vera, Italia e Francia.

Quindi mi rivolgo a te, cara Daniela. Io se fossi in te farei una riflessione profonda prima di tutto personale. Una riflessione politica e di immagine. Carissima Daniela, da quando sei segretaria abbiamo perso nel 2002 alle provinciali, nel 2003 alle comunali, nel 2005 alle regionali eravamo 20 punti indietro , nel 2006 alle politiche eravamo 22 punti indietro, quest’anno siamo 37 punti indietro. Cara Daniela, se hai un po’ di amor proprio, se ti vuoi bene, se non vuoi essere ricordata come la donna delle sconfitte che non si schioda dopo le sconfitte, se vuoi essere veramente europea, allora cara Daniela io mi attendo le tue dimissioni, per il bene di quelli che sono in questo partito e per il tuo bene.

Ora, però, compagni mi avvio a concludere quello che sarà il mio ultimo discorso nei Democratici d Sinistra.

Lo faccio in quanto è stato tradito il pensiero e il progetto ideale del Partito Democratico. E' successo a livello locale, in quanto non è stato fatto il capannone del programma, la lista dei 36 è stata decisa in una riunione presumo a 3-4 persone senza che il gruppo dirigente nemmeno la sapesse (l’abbiamo saputo dai giornali), il modo in cui abbiamo gestito la questione Dal Molin ha creato antipatia nei nostri confronti tra i cittadini. E' successo a livello nazionale con la colonna dei 45 vecchi, con la gestione litigiosa e poco riformatrice (e che quindi fa a pugni con la cultura produttiva della nostra regione) del governo.

La mia decisione è quella di lasciare oggi, e ho imbucato le lettere di dimissioni dal direttivo provinciale del partito, dal direttivo cittadino e dalla Sinistra Giovanile.

Abbandono il progetto del PD perchè è stato tradito e sinceramente non me ne faccio nulla per come si sta delinenando. Per ora il PD si sta delineando a livello nazionale e ancor piu locale come conservatore, vecchio e incapace di dialogare con i cittadini.

Chiaramente la mia decisione non è irrevocabile, attenderò esternamente ai partiti le costituenti delle nuove forze che si stanno delineando a sinistra, compreso il partito democratico, e deciderò quando queste forze saranno realtà. Auspico che il PD possa avere una svolta in senso progressista e moderno, nel senso di un rinnovamento delle classi dirigenti e del pensiero politico, e spero che in questa provincia la guida politica possa essere assunta da chi ha dimostrato di sapersi rinnovare e sapersi presentare come una novità politica, non chi si autoricicla e autocelebra. Persone che piu concretamente pensano a Vicenza e che devono essere necessariamente più giovani anche anagraficamente.

lunedì 12 marzo 2007

Esigenza sociale molto importante

In città c'è bisogno di più confronto

da Il Vicenza, 12 Marzo 2007

C'erano anche loro a Roma, in piazza Farnese, a manifestare a favore della legge sulle unioni di fatto. Cinque rappresentanti di Aletheia, che hanno raggiunto la capitale insieme a tanti altri giovani dei circoli veneti. Il rientro a Vicenza è segnato da molta soddisfazione e dalla consapevolezza che in città: «C'è ancora tanto da fare -conferma Enrico Peroni di Aletheia -. A Vicenza prevale una mentalità conservatrice, è anche per questo motivo che non sono mai decollate delle grandi iniziative: sia in ambito di centri o punti di aggregazione, sia per quel che riguarda l'aspetto legato al divertimento e quindi la nascita di pub e locali».
Resta forte l'influenza di Padova (da tempo considerata il polo omosessuale del Nordest) ma se il fattore "svago " può essere facilmente compensato con quindici minuti di autostrada, a Vicenza c'è assoluto bisogno di dare una risposta:«A un'esigenza sociale di grande rilievo - sottolinea Peroni -Nella nostra sede vengono persone dai 20 ai 40 anni che cichiedono un aiuto per far valere i loro diritti civili. Ogni martedì organizziamo degli incontri a cui partecipano non meno di 25 persone».
Una realtà in fermento, quella omosessuale a Vicenza, che si sta lentamente organizzando: «Siamo ancora slegati dall'Arcigay – conferma Peroni - ma abbiamo costituito un comitato promotore che sta attivando una serie di contatti e attività sociali importanti. Occasioni di confronto e dibattito, ma anche corsi di formazione nelle scuole. Tutto questo grazie alla collaborazione di altre realtà, come quelle di Verona e Padova, già ben radicate».
Sono invece ad uno stato primordiale i contatti con le istituzioni a cui i responsabili di Aletheia lanciano quindi un accorato appello: «Sarebbe opportuno che anche il Comune di Vicenza – conclude Peroni - costituisse un'anagrafe per le coppie di fatto. Esiste già in altre città, il sindaco Hullweck, dalla mattina alla sera, potrebbe benissimo attivarsi anche in questa direzione».

Aletheia, i primi passi per non sentirsi diversi

da Il Vicenza, 12 Marzo 2007

"Aletheia", quando fare verità significa essere solamente sé stessi. Molti li discriminano, li prendono continuamente in giro; perché apparentemente non sono come tutti gli altri. Ma non sanno che loro, i ragazzi del gruppo informale gaylesbo "Aletheia" (dal greco scoprire, svelare) di Vicenza, sono giovani assolutamente normali. Altro che diversi. Il gruppo è nato ad ottobre dello scorso anno quale luogo di incontro, ascolto reciproco e dibattito per tutti gli omosessuali di Vicenza; uno strumento fortemente voluto per dare una prima risposta all'esigenza di trovare appositi spazi aggregativi e di confronto in città. Altrimenti, l'alternativa è prendere la macchina e partire alla volta di Padova o Verona, dove già esistono realtà del genere.
«Siamo un gruppo appena nato - commenta una rappresentante di "Aletheia" che preferisce rimanere anonima; aVicenza c'era bisogno di iniziare questo tipo di esperienza. In città non c'è nessun bar per ragazzi omosessuali. Da partenostra almeno proviamo ad essere un punto di ritrovo. Purtroppo nei nostri confronti c'è ancora tanta discriminazione:la gente comune non approva la nostra situazione.
In particolare, gli studenti che a scuola dichiarano apertamente la loro situazione vengono costantemente presi in giro dai loro compagni. Manca una mentalità accogliente: a Vicenza e nel resto d'Italia. Proprio per questo, all'interno del nostro gruppo diamo l'opportunità di essere liberi: ognuno è sé stesso e si può esprimere senza nessun condizionamento». Ad "Ale theia" si organizzano dibattiti su temi di attualità (vanno forte in questoperiodo i Dico) e sulla condizione dei gay e delle lesbiche a Vicenza. Non solo. Si guardano film insieme e sono organizzatedelle serate di purosvago. Chi vi partecipa puòtrovare anche un adeguato accompagnamento in merito allaquestione "Genitori-figli".
Ci spiega la rappresentante: «CI SONO MAMME e papà che comprendono la situazione dei loro figli e non gliela fanno pesare. Altri invece si dimostrano più avversi nei loro confronti e in qualche modo mettono i bastoni fra le ruote. Il compito del gruppo è allora farli sentire a casa, accolti in tutto e per tutto. Intendiamo inoltre essere veri e propri attori della società civile: è nostra intenzione relazionarci con la città di Vicenza per esplicitare le necessità dei cittadiniomosessuali; magari creando una rete con altre associazioni del posto che operano nell'ambito sociale.
Ci incontriamonella sede dei Ds di Vicenza; cerchiamo nuovi modi per abbattere le barriere che si stanno alzando nei nostri confronti. Vale la regola del passaparola: chi si trova bene chiama altri giovani di Vicenza e provincia. Ogni volta siamo più o meno una ventina; ma non ci sono mai le stesse persone, il giro è molto vario. Oltre ad Aletheia, a Vicenza c'è anche ilgruppo "La parola": giovani cristiani omosessuali che si ritrovano per meditare la Bibbia». Un'esperienza questa chesi sta diffondendo a macchia d'olio. Il gruppo "Ale theia"è anche virtuale; sul blog http://aletheiavicenza.blogspot/.com si possono scambiareopinioni . Oppure si può comunicare via mail: aletheia.vicenza@gmail.com

lunedì 19 febbraio 2007

Vicenza, questa sconosciuta

Per parlare della reazione di una città ad un evento bisogna prima conoscerla, conoscerne i cittadini, i loro usi ed i loro costumi.
Vicenza, città di gente a lungo considerata tranquilla, pacifica, timida, lavoratrice, riservata, conservatrice e profondamente influenzata dalla religione cattolica. Tutti caratteri veritieri, anche se due elementi sono spesso dimenticati.
Una città così moderata, tranquilla ha degli scatti d’orgoglio, così come ogni persona buona quando si arrabbia lo fa con una veemenza particolare.
In secondo luogo quella “città composta” che fu è ormai sempre più parte di quella trasformazione del Nord Est, del post-industrialismo, dell’immigrazione di massa, della secolarizzazione delle menti ma non delle istituzioni.
Questi caratteri della città di Vicenza(si può dire del Nuovo Nord Est) sono, però, sconosciuti a chi attualmente governa questo paese, un centrosinistra che non ha uomini politici capaci di capire il Veneto profondo, la sua anima post-cattolica, post-industriale, i limiti e le possibilità del cosiddetto Modello Nord Est, la non integrazione nello Stato Italiano.
I veneti, per mille motivi storici, sociali, politologici hanno avuto nella Chiesa Cattolica (non nella Democrazia Cristiana) l’unico tramite con la Politica, con lo Stato.
Finiti l’interesse e le possibilità per la Chiesa di essere tramite tra Stato e cittadini veneti, questi cittadini non si sono sentiti parte di qualcosa che è sempre stato lontano. E’ mancato un collegamento, un passaggio ed è esploso il “venetismo” (il leghismo era una maschera, tra l’altro scomoda e fastidiosa). La reazione dello Stato, ed in particolare di una Sinistra che non si è mai radicata ( e non ha potuto/voluto radicarsi) nelle terre che furono della Serenissima, fu confusa perché non furono compresi i fenomeni che muovevano quella terra ricca e particolare, quel Nord Est che non era mai stato (e ancora è) così lontano da Roma.
Non è quindi sorprendente che diversi Ministri della Repubblica abbiano fatto interventi a sproposito sui vicentini, su Vicenza, in occasione della manifestazione per il NO alla base americana all’aereoporto Dal Molin.
E’ interessate sottolineare come in questa occasione siano nate delle reazioni alla costruzione della base veramente forti, decise, popolari, di pura (e preoccupante) anti-politica che hanno mosso persone di una eterogeneità incredibile.
E nessuna forza partitica è veramente riuscita a comprendere queste reazioni, a stare dentro al processo, a rapportarsi con i cittadini. Questo è dovuto ad almeno tre motivazioni.
La prima è il generale scollamento tra società reale e politica, ravvisabile in tutta la società italiana e particolarmente intenso in quella veneta.
La seconda è l’incapacità dei partiti di centrosinistra di essere tramite di proposta politica, dato che il dibattito e il confronto sono ormai elementi esterni ed accessori nella concezione un po’ assurda della politica che contraddistingue la classe dirigente della coalizione di governo.
La terza è la necessità di conoscere una città, di abitarla e viverla. Purtroppo anche le dirigenze locali di alcuni partiti vivono in un mondo parallelo, fatto di liste elettorali, poltrone, nuovi partiti dove non si ascoltano e mancano completamente all’ordine del giorno le necessità reali di una società.
E’ solo conoscendo una città, infatti, che si può capire dove sta andando, cosa vuole.
Questo sarebbe stato utile al governo Prodi ed ancor prima al Sindaco Hullweck, probabilmente entrambi incapaci di capire una città che non è più quella città che passivamente accetta ciò che, mediato dalla Chiesa, dicevano i governanti. E’ una città dinamica e varia, che vuole essere ascoltata e considerata, una città che reagisce a quelli che considera soprusi. Vicenza è una città moderna, il Veneto è moderno (e secolarizzato). Forse questo più di qualcuno non l’ha capito e rimane ancorato al pensiero che questa regione sia un angolino ricco, ignorante, un po’ ribelle ed incapace di indignarsi del paese italiano. Non è più così, ed è ora che questo divenga un elemento fondamentale sia per la formazione di programmi elettorali (con particolare attenzione all’elemento della qualità della vita, ormai sempre più centrale nella mentalità dei cittadini veneti) che per la prassi del rapporto tra Governo e cittadini veneti, infinita questione mai adeguatamente indagata e quindi mai risolta.

sabato 17 febbraio 2007

+ di 100000

Almeno 100000 persone, tantissimi cittadini vicentini, la CGIL da tutta Italia, PRC, PDCi,Verdi, Ds(del veneto), Margherita(del veneto), Arci, ecc ecc eccUna manifestazione pacifica e colorata alla faccia di Francesco Rutelli, mister manganelli, e Giuliano Amato.
Una manifestazione che dimostra che i cittadini sono stufi delle imposizione di sindaci e governi che non si chiedono dei problemi della città.
Una manifestazione di tanta brava gente, in cui i no global erano solo una piccola parte, in cui escono sconfitti anche i partiti moderati dell'Unione, che non sono stati nel processo reale della società. Infatti, tutti gli iscritti Ds e Dl erano in piazza, ma si tenevano alla larga dalle bandiere del proprio partito. Una cosa triste ma da ammettere.
Una manifestazione ,quindi, in cui a farla da padrone sono state LE FAMIGLIE, LA GENTE, IL POPOLO (e una straordinaria CGIL).
Una grande manifestazione, la manifestazione di una città, un paese che pone questioni non piu prorogabili:
- gli accordi internazionali di 60 anni fa con gli USA vanno ridefiniti. In particolare la questione delle basi straniere su uno stato che "ripudia la guerra" è una questione centrale.
- i giganteschi problemi ambientali, urbanistici, viabilistici della base devono essere presi in considerazione
- il contatto tra società reale e politica è sempre piu flebile, quasi inesistente. Bisogna ricreare un modo affinchè i partiti siano veicoli di dibattito e confronto interno al fine di produrre politiche che rispondano alle vere esigenze del paese e allo stesso tempo deve essere posto come valore assoluto quello dell'ascolto dei cittadini di una comunità locale.

NO ALLA BASE!!! NO ALLA BASE!!!

SI AL POPOLO DI VICENZA!!!

domenica 11 febbraio 2007

Nasce il Blog di Aletheia.


Da 4 mesi ho fondato, con amici, un gruppo gaylesbo in città. I fini di questo gruppo sono molteplici: assicurare un luogo d'incontro, d'ascolto, di dibattito, essere una sorgente di amicizie per gay e lesbiche di Vicenza; essere un gruppo che si relazioni con la città di Vicenza per esplicitare le necessità dei cittadini omosessuali; creare una rete con altre associazioni vicentine che operano nell'ambito sociale.

Da fine Ottobre ad oggi stiamo avendo un grande successo : una media, ad ogni, incontro, di 25 persone; collaborazioni già avviate con Arcigay Padova,CGIL, Associazione Marco Aldi e diversi cittadini che ci sono vicini. Vogliamo continuare su questa ambiziosa strada, avendo chiari i nostri principi e valori e allo stesso tempo sperando in positive contaminazioni con le altre associazioni vicentine, con Arcigay, con chi ci vorrà essere vicino. In questo momento gruppi gaylesbo, anche per la questione dei DICO, sono più che mai importanti.

E noi a Vicenza abbiamo prima accarezzato un sogno, un sogno che si sta materializzando: un'associazione gaylesbo reale e vicina alle esigenze dei cittadini omosessuali.

E' di ieri l'apertura del BLOG: http://aletheiavicenza.blogspot.com

La foto è stata scattata nella serata del 30 Gennaio: è un cartellone sul Paragrafo 175 e sulla situazione e le persecuzioni di gay e lesbiche sotto il regime Nazista in Germania.