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venerdì 15 febbraio 2008

Ritornare a respirare a Vicenza!

Nell'ambito dell'importante iniziativa Kyoto Fisso! è utile soffermarci su un problema di casa nostra.

Vicenza è al centro della Pianura Padana, la terza area più inquinata del pianeta. Bisogna partire da questo presupposto per capire quanto importante sia la tematica ambientale nella nostra città e nella nostra provincia. I problemi sono molteplici e vorrei soffermarmi sulla qualità dell'aria e più in particolare sul problema delle PM10, quelle piccole particelle presenti nell'atmosfera e nettamente aumentate dai processi di combustione prodotti a livello industriale, per il riscaldamento delle abitazioni e soprattutto per quel che concerne il trasporto su strada (freni, gas di scarico).

Ciò che ci impone una riflessione è il preoccupante dato nella nostra città. Nel 2007 siamo stati la terza città d'Italia per giorni in cui è stato superato il limite delle PM10. 140 giorni, un terzo dell'anno in cui respirare in Viale Roma o in Viale D'Alviano era pericoloso. Eppure i vicentini respirano, quindi si ammalano più facilmente... Secondo un'indagine dell'OMS una morte ogni 200 nelle più grandi città del mondo è dovuta alle PM10.

In primo luogo guardiamo ciò che il comune di Vicenza ha fatto nei 10 anni di amministrazione Hullweck: a parte la lodevole iniziativa di Veloce, furgoni elettrici che trasportano merci agli esercenti della città, dal punto di vista delle azioni concrete per dare un'alternativa all'utilizzo dell'auto e per educare ad un atteggiamento ecologico non è stato fatto nulla.

Partiamo dai dati per proporre alcune soluzioni. Secondo dati del 2005 del comune di Vicenza il traffico su strada pesava per l'inquinamento per il 28%. Un dato che indica l'importanza di alcune misure volte alla diminuzione delle polveri sottili agendo su di un uso minore e più responsabile dell'auto.

Partendo dal presupposto per il quale l'auto è usata, secondo una media mondiale, circa 2 ore al giorno di cui 25 minuti sono passati a cercare un posto dove parcheggiarla, si capisce l'importanza di un buon servizio di trasporto pubblico. Non si deve pensare ad un'utenza basata solo su anziani, studenti e migranti, ossia a chi non può usare un mezzo privato. Bisogna porsi l'obiettivo di rendere competitivo il mezzo pubblico rispetto all'auto. Per renderlo competitivo bisogna che sia un servizio frequente, che colleghi bene le zone nevralgiche della città e che non sia così costoso come è oggi (prezzo più alto in Italia, 1,10€ ). A questo proposito serve una totale revisione di AIM trasporti con autobus meno inquinanti, linee adatte ai cambiamenti sopraggiunti in città, ossia circolari e non solo radiali, dato che la città non ha più tutti i servizi nel centro storico ma dislocati in tutti i quartieri (si pensi ai supermercati, ai centri commerciali ma soprattutto al futuro posizionamento di università, tribunale e alla posizione, oggi, delle piscine o del palazzetto dello sport). Servono, inoltre, corse più frequenti e collegamenti efficienti con un hinterland che questa città sembra essersi dimenticata di avere. Serve una diminuzione del prezzo del biglietto che può essere realizzabile già per il semplice fatto che un servizio ammodernato verrebbe utilizzato da un'utenza più ampia dell'attuale. Si potrebbe però riflettere anche su un ampliamento dei parcheggi di interscambio, un aumento dei prezzi dei parcheggi in centro o, infine, con campagne di educazione all'utilizzo del mezzo pubblico.

Come seconda politica per favorire un utilizzo minore dell'auto e quindi al fine di diminuire l'inquinamento dell'aria è quella della costruzione di piste ciclabili e di costruzione di un sistema di affitto di bici sul modello di altre città italiane come Ferrara e (a breve) Milano. Un cittadino potrà utilizzare una bici per il tragitto che gli serve e lasciarla dove arriva, in apposite rastrelliere e con una carta elettronica personale. Un sistema innovativo da realizzare dopo aver realizzato un adatto sistema di piste ciclabili.

In ultima istanza è utile riflettere sul fatto che il 12% dell'inquinamento per le PM10 deriva direttamente dagli impianti di riscaldamento, il più delle volte vecchi. Serve quindi un'operazione ampia che pubblicizzi le politiche ambientali della recente finanziaria ed incentivi rapidamente la sostituzione delle caldaie superate con nuove caldaie meno inquinanti.

Sulla base della formazione, dell'impegno nell'imitare ed innovare, una notevole riduzione del livello delle PM10 e un buon miglioramento della qualità dell'aria sono possibili. Qui in città si va a votare fra poche settimane. Speriamo che il futuro sindaco, auspicabilmente del Partito Democratico, sappia valorizzare la spinta dell'ambientalismo del fare, ossia quello della tecnologia, della progettualità e della concretezza. E' una speranza per tutti i cittadini di oggi e di domani.

Kyoto Fisso


Per i Giovani Democratici del Veneto il risparmio energetico “è un Kyoto fisso”. Per questo hanno deciso di lanciare, in tutte le province venete, una campagna informativa rivolta sia agli amministratori locali che a tutta la cittadinanza.

«Per noi è fondamentale aprire un dibattito sui temi dell’ambiente e della sostenibilità, ambito fondamentale della politica del Partito Democratico – spiega Filippo Silvestri, coordinatore della campagna – Crediamo che il Protocollo di Kyoto debba essere considerato un patrimonio comune, al di là di ogni appartenenza politica, perché la sfida dello sviluppo sostenibile è una sfida che dobbiamo vincere tutti assieme.»

Il 15 e il 16 febbraio, anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, i Giovani Democratici scenderanno dunque in molte piazze del Veneto, a partire dai capoluoghi di provincia, con dei gazebo per sensibilizzare i cittadini sui temi dello sviluppo sostenibile. Oltre a materiale informativo (il decalogo per il risparmio energetico), regaleranno ai passanti lampadine a basso consumo.

Tra le iniziative della campagna “È un Kyoto fisso”, l’invito che i Giovani del PD hanno rivolto agli amministratori veneti, tramite l’invio di una lettera, ad aderire alla campagna europea “M’illumino di meno” promossa da Caterpillar, che consiste nello spegnere le luci degli edifici pubblici, dalle 18 alle 19 di domani.


Il coordinamento vicentino ha organizzato iniziative nelle piazze di Vicenza, Bassano, Schio, Arzignano e Valdagno. Per maggiori informazioni... questo pomeriggio ;)


il cannocchiale

lunedì 11 febbraio 2008

Vicenza Democratica c'è!

Vicenza Democratica ha risposto. In città di Vicenza 1212 persone sono andate a votare per le primarie per la costituzione dei circoli e per integrare il coordinamento provinciale. Oltre il 20% dei votanti del 14 Ottobre è tornato alle urne per sostenere il partito nuovo.
Io ero candidato al seggio del centro storico. In realtà non ho corso molto nè per me nè per gli altri per via dell'esame incombente (fatto questa mattina), dell'impegno per l'iniziativa di ascolto dei cittadini del centrosinistra vicentino (inizio campagna elettorale), nel cercare altri candidati per completare delle liste molto difficili da riempire - non tanti volevano entrarci.
Alla fine se non fossi riuscito a candidare all'ultimo due ottime signore come Roberta Tescari e Alessandra Sala in centro storico avremmo rischiato di eleggere persone con 0 preferenze. Posso quindi dire di essere soddisfatto.
Per quanto mi riguarda ho ottenuto 13 preferenze su 189 votanti in centro storico e la cosa mi soddisfa considerando che mi sono attivato Venerdì pomeriggio nel cercarle.
Per concludere sono molto contento per il gigantesco successo dei candidati giovani: Stefano Poggi (16 preferenze alla 6), Samantha Pegoraro( 10, sempre alla 6), Giuseppe Peronato (10 alla 5) Giulia Turra (7 alla 5) e infine due ragazzi giovani candidati alla 4 ossia Giacomo Bez e Giulia Priante.
Ma chi ha ottenuto uno dei massimi nel numero di preferenze per i circoli e per il provinciale è il caro amico Giacomo Possamai. Ha fatto una signora campagna elettorale e ha ottenuto 34 voti per il circolo (piu votato) e 131 al provinciale.
Su questo secondo dato è da sottolineare la convergenza fatta da molti amici e molte amiche di un'area di giovani che ha puntato su Giacomo e che gli ha permesso di arrivare terzo dopo l'eterno Marino Quaresimin e l'ex segretario cittadino Ds Antonio Marco Dalla Pozza.

Adesso abbiamo da partire con il radicamento vero, ossia l'azione nel territorio di questi circoli appena eletti. Sarà un lavoro di consolidamento del progetto e di ascolto dei cittadini. Dobbiamo pensare ad un partito che sappia essere veramente aggregatore di domanda politica, di progettualità e di valorialità. E allo stesso tempo sappia essere lieve, come la politica di cui parla Veltroni, ossia non cerchi l'accaparramento del potere ma miri concretamente a fare politica per e con i cittadini.

Per un ragionamento sul provinciale nel sito del pd vicentino

Sono con Walter

Oh voi tutti è molto che non scrivo!! ;) Come si sta senza di me? Male credo!!
Detta questa stronzata introduttiva passiamo al dunque: sto con Walter.

Come sanno i più non ho moltissima stima nel leader del partito in cui milito. Ho sostenuto Enrico Letta, non mi piacciono il buonismo e nemmeno il maanchismo, non mi esalta l'idea di un partito del leader e del popolo (mi sa troppo di berlusconiano, non fa per me). Allo stesso tempo la nuova linea impressa nella politica delle relazioni con gli altri partiti mi piace, mi convince, mi pare adeguata al duplice obiettivo di ampliare i consensi e di semplificare il quadro politico in Italia, favorendo le aggregazioni politiche degli altri partiti.
Si può infatti dire tranquillamente che l'unità dei democratici e dei riformisti ha portato all'aggregazione delle forze della sinistra radicale e all'aggregazione delle forze conservatrici.
Questo può portare ad un sistema politco razionalizzato. Non a improprie ed errate somme di partiti diversi ma ad adeguate composizioni di forse politiche similari che concorrevano/concorrono solo per orgogli di bandiera da superare o per rendite di posizione.
E il PD si sta dimostrando una forza coesa con finalità comuni, valori comuni e un piano di condivisione elevato. Mi pare un elemento che dimostra due fatti: il PD non morirà per esplosione ideologica; il PD è figlio della stranezza (anomalia si diceva una volta) italiana e che è il partito migliore per rappresentare l'area progressista di centrosinistra nel nostro assurdo paese.

Tornando alla campagna di Veltroni questa mi piace molto. I caratteri principali che vedo nella sua proposta sono moderazione dei toni e volontà di unire, di dare un'immagine non conflittuale, serena, pacata. Un'immagine di chi vuole tranquilizzare gli italiani dal punto di vista del futuro, senza dargli l'ansia di scontri ideologici e politici.
La manovra mi piace, è proiettata già nella III repubblica o, meglio, nel reale cambiamento della II repubblica (in questo senso si veda la mia idea su I e II repubblica qui).

La mia speranza è in un sistema in cui le regole del gioco siano condivise da tutti gli attori, in cui i partiti politici siano pochi e non siano troppo diversi l'uno dall'altro (in modo che se c'è alternanza non hai da scappare quando vincono "gli altri") e soprattutto in cui vi sia un nuovo dialogo tra cittadini e politica, libero da pregiudizi e amenità ideologiche.

In sostanza sto con Walter (mentre i miei profondi distinguo rimangono sull'azione interna al partito) perchè si tratta di un'azione politica coerente, proiettata nel domani e che potrebbe portare ad un nuovo sistema politico e istituzionale grazie ad una nuova fase di pace tra gli attori partitici e di conseguenza ad una maggiore stabilità e semplicità dell'offerta politica.

venerdì 1 febbraio 2008

Riflessioni sulla caduta di Romano e l'incarico a Franco

Non ho scritto nulla sulla crisi di governo. Sicuramente troppi impegni. Sicuramente troppa delusione.
Vorrei lasciarvi alcune riflessioni:
1. il voto con questa legge elettorale riprodurrebbe le stesse problematiche. C'è bisogno di cambiare nettamente, introducendo un sistema che in ultima istanza superi l'attuale malato bipolarismo italiano, che ha provocato una moltiplicazione di partiti e movimenti sovra-rappresentati, simulacri del reale partito politico, soprattutto per ciò che concerne le funzioni dello stesso.
Dobbiamo ripartire dai processi aggregativi: Partito Democratico, Partito Socialista, Sinistra Arcobaleno. Tre forze che potranno coalizzarsi.
2. è fondamentale che il centrodestra e il centrosinistra o, meglio, tutte le forze politiche del paese, al di là di posizioni, schieramenti, idealità, leader condividano una volta per tutte una riforma dell'architettura istituzionale del paese. Bisogna fare ciò che non si è fatto mai nella seconda repubblica ossia condividere le regole del gioco. L'ha chiesto il Presidente Napolitano più volte: riconoscimento reciproco e revisione bipartisan della Costituzione.
Sognerei una revisione concordata di legge elettorale, bicameralismo, senato delle regioni, numero dei parlamentari, funzioni degli enti locali e molte altre cose relative al sistema istituzionale. Oggi Casini parlava di "forse non oggi, ma domani" per ristabilire sani rapporti tra le coalizioni. Ennesima VANA SPERANZA?

3. il centrodestra si ricompatta solo ed esclusivamente su Silvio B. da Arcore. A questo proposito consiglio l'articolo di Diamanti senior (perchè ormai è forte la concorrenza del figlio :D )

di Ilvo Diamanti
Molti si sono sorpresi del rapido e disciplinato ritorno a casa di Fini e Casini. O meglio: nella Casa delle Libertà. Dopo le ripetute polemiche dei mesi scorsi. Quando avevano certificato, a più riprese, la fine della coalizione, a causa dell'ultima invenzione del Cavaliere: un nuovo partito. Deciso in pochi giorni, da un uomo solo. Lui. Silvio Berlusconi. Artefice di Forza Italia, del Polo e della CdL. Deciso a cambiare ancora. Un nuovo soggetto politico. La scelta del nome affidata alla "gente comune", chiamata a esprimersi nei gazebo sparsi nelle strade e nelle piazze. Popolo della Libertà o Partito della Libertà? Barrare la casella corrispondente. Un luogo politico in cui far confluire tutti gli elettori - ma anche tutti i partiti - di centrodestra. L'ultima provocazione. Quasi una minaccia. Quasi che Fini e Casini potessero venire espropriati del loro partito e dei loro elettori da un giorno all'altro.

Da ciò le tensioni. Sottolineate da affermazioni perentorie, sulla stessa lunghezza d'onda: "Il Cavaliere pensi a Casa sua, tanto la Casa delle Libertà non c'è più". Non era vero, evidentemente. Poche settimane e tutto come prima. Gli stessi uomini nella stessa Casa. Il proprietario, Berlusconi, e gli inquilini: Fini e Casini. Oltre a Bossi. D'altronde, in questa situazione, ogni diversa possibilità appare impossibile. Il collasso improvviso del governo, la prospettiva - inevitabile - delle elezioni anticipate, con il Porcellum, che nessuno è riuscito a riformare, nonostante molti incontri, molti progetti e molte parole (vane). Lascia pochi margini di manovra ai partiti del centrodestra. L'unico modo per rivincere, sfruttando l'onda della sfiducia nei confronti del governo e del centrosinistra, è ripresentarsi uniti. Tutti. Intorno all'inventore di questa alleanza considerata impossibile, prima. Post-fascisti, nazionalisti e indipendentisti, nuovisti e neodemocristiani, nordisti e sudisti: tutti insieme. Solo Berlusconi poteva provarci e, prima ancora, pensarlo.
[...]
segue qui

4. il centrosinistra si sta riformulando e come l'abbiamo conosciuto non esisterà più. E' in formazione un sistema partitico in ambito progressista mooolto più snello e semplificato.

5. forza Franco, riforma la legge, sii tu il costruttore del dialogo e delle nuove regole del gioco istituzionale condivise da centrodestra e centrosinistra. Non ho dimenticato il tuo discorso very bipartisan, che apprezzai molto, quando sei stato eletto al Senato della Repubblica.

mercoledì 23 gennaio 2008

Riflessioni sulla crisi di governo

Voglio lasciare, ad imperitura memoria (un po' di enfasi, suvvia!), le mie riflessioni ed opinioni sulla crisi di governo nata dopo oltre 600 giorni di governo.
Ho criticato, anche aspramente, questo esecutivo, quando se lo meritava. Comprendevo, però, allo stesso tempo, che fosse difficile reggere le sorti del paese con un Senato in cui ad ogni voto si doveva sperare che nessun senatore della maggioranza stesse male.
Non voglio, però, tirare le somme di più di un anno di governo Prodi oggi, perchè ho la speranza che domani o stasera accada un miracolo o, meglio, che nasca un governo istituzionale retto dallo stesso Romano Prodi che gestisca la situazione economica che deriva dalla crisi finanziaria internazionale (che è tutto tranne che banale), che vari una riforma elettorale sensata e che infine gestisca il "nuovo tesoretto". Poi in autunno mi va anche bene andare al voto.
Voglio evidenziare di seguito quali siano le motivazioni che hanno portato all'uscita dalla maggioranza dall'Udeur di Clemente Mastella. A mio vedere non hanno quasi nulla a che vedere con le vicende giudiziarie dell'ex Ministro della Giustizia.
Allora, andiamo per punti:
1. il Partito Democratico si è posto come forza di rottura e le proposte di riforma elettorale fatte da Veltroni Walter e dal suo gruppo al vertice del partito hanno fatto adirare Udeur, Pdci, Verdi. Ossia i nanetti. Ne è la dimostrazione il fatto che Fabris ieri diceva che ha un'agenda fitta di incontri con parlamentari dei suddetti partiti. E' un'azione quindi prima di tutta conservativa di piccole logiche di potere di minuscoli partitini.
2. la Chiesa Cattolica e varie forze di centro estremista hanno deciso che c'è bisogno di un ritorno al passato, con un partito di centro che sappia (e con il porcellum può) controllare qualsiasi maggioranza. Un partito che sia profondamente intriso di dottrina cattolica ma soprattuto di genuflessione. Non una DC ma un PARTITO TEOCRATICO. Non a caso Bagnasco ha attaccato Prodi, un cattolico adulto, un signore serio e moderno, figlio di un'Italia laica e progresssista, nello stesso giorno in cui Mastella faceva saltare tutto. Un'azione congiunta che ha una principale:far cadere Prodi, a fare una legge elettorale tedesca. La subordinata sono elezioni subito, in cui comunque un partitone di dio al centro con la legge elettorale che c'è al Senato controllerebbe qualsiasi maggioranza scaturirebbe dalle elezioni primaverili.
Comunque in fin dei conti l'obiettivo è controllare con l'8-10% l'intero parlamento, ponendosi al centro.

Di conseguenza si sono sommate le volontà di creare questo partito della chiesa e in secondo luogo con quelle di non andare a referendum e last but not least l'atteggiamento del Partito Democratico.

Sinceramente sono un po' schifato... successive riflessioni le voglio scrivere quando si capirà se il governo ha o non ha la fiducia al Senato.

lunedì 21 gennaio 2008

Discorso all'Assemblea Cittadina del PD del 18 Gennaio

Il discorso non era precedentemente scritto e l'ho realizzato a posteriori, dopo l'intervento, cercando di ricordarmi ciò che avevo detto a parole. I concetti sono quelli però non assicuro che le parole utilizzate siano le stesse.

Per prima cosa vorrei iniziare il mio intervento parlando di qualcosa di diverso da ciò di cui avevo pensato di parlare. Qualcuno ha asserito che non serve analizzare, ad oggi, “Chi siamo”,ossia cosa è il PD. Io invece penso sia fondamentale pensare al partito che siamo, analizzare da dove veniamo perché se è vero che il Partito democratico deve scontrarsi con la realtà concreta allo stesso tempo non può pensare di esimersi dal fare un'analisi sugli ideali che lo muovono.

Giungendo al tema di oggi credo sia utile partire ponendosi delle domande, ossia quale è il nostro progetto, quale è il nostro obiettivo politico?

Credo che questo sia il Cambiamento. Ho letto, però, in un giornale settimanale che si chiama Internazionale, non so se qualcuno qui lo legge, che parlava dell'utilizzo del termine cambiamento nelle elezioni americane. E il cambiamento è un termine usato sia da Obama che dalla destra cristiana del partito repubblicano. Quindi bisogna comprendere bene cosa è il cambiamento e quale è il cambiamento buono.

Noi, credo, abbiamo agito nel senso del cambiamento fin da subito, con un percorso innovativo diviso in 3 fasi, che definirei delle 3 A: ascoltare, avanzare proposte, aprire ala partecipazione. La decisione è stata presa da un'assemblea democratica come quella odierna e quindi credo che non ci sia nulla da eccepire. Per quel che riguarda le alleanze vorrei prima sfatare un mito. La sinistra radicale non è formata da mostri: PRC a Vicenza è un partito che nel congresso del 2005 stava per essere conquistato, in città, da un gruppo di diciasettenni, quindi non ha un vero radicamento; il Pdci non è mai riuscito a contare nulla in Veneto e a Vicenza (1.5% suo massimo cittadino) mentre Verdi e Sinistra Democratica sono partiti con cui si può ragionare, Asproso e Rolando sono amici con cui si può ragionare e governare.
Quindi non capisco quali possano essere le ragioni per non fare un percorso in comune. Per di più rompere per delle nostre pregiudiziali ci indebolirebbe agli occhi dei cittadini e rafforzerebbe loro. Lasciamo, in caso, che rompano loro, che siano loro a chiudere il dialogo.

Credo che il cambiamento si raggiunga individuando un candidato sindaco e una squadra che abbiano 4 caratteristiche: saper ascoltare, difendere, innovare e decidere.

Ascoltare nel senso di saper valorizzare tutto quel mondo dell'associazionismo veneto. Nella nostra regione si sa che le forme welfaristiche basate sullo stato non si sono mai sviluppate e che è stato il solidarismo cattolico la base per la coesione sociale e lo sviluppo economico. Per questo dobbiamo guardare all'associazionismo e al volontariato come a degli interlocutori primari. Non è un caso, infatti, che ogni genere di associazione, non solo quelle cattoliche, abbia nel vicentino, in veneto, un radicamento più profondo che nelle altre aree del nord d'italia e forse dell'intero paese.

Difendere in quanto i cittadini in questo periodo storico hanno bisogno di qualcuno che sappia proteggere dalle molte trasformazioni. Serve un impegno sociale, come sosteneva l'amico Giuliano Raimondo. Ma serve anche qualcuno che sulla gestione del Dal Molin sia affidabile Pensiamo, infatti, alla lettera di Costa al Giornale di Vicenza. Non totalmente condivisibile ma che letta attentamente mette in luce dei dati che sono da considerare. Rispetto a quei cambiamenti, che sono avvenuti anche grazie all'impegno di chi all'inizio si è subito dichiarato contrario e non a persone che abbiano fin dall'inizio detto di Si, acriticamente, alla costruzione, come Lia Sartori e Manuela Dal Lago.

Difendere significa anche cominciare a considerare il come e il quando della costruzione della TAV, altrimenti rischiamo davvero di trovarci un movimento NIMBY nel momento in cui sarà realizzato il progetto. Dovremo riuscire a portare avanti una realizzazione che sappia essere non troppo costosa e allo stesso tempo sia utile e porti vantaggi alla città.

Innovare, infine, significa puntare su un recupero e sulla valorizzazione dell'ambiente e su nuovi strumenti, nuove realizzazioni di mezzi pubblici di trasporto, ossia di infrastrutture utili e compatibili alla città di domani.


Per concludere non capisco, non capisco, non capisco come si possa pensare di fare un'alleanza con la Lega Nord. I dubbi espressi dall'amico Gianni Bisson [sul rapporto di alcune persone del PD con Manuela Dal Lago] sono dubbi legittimi che nascono leggendo il giornale. Spero siano sbagliati.

Mi sfugge la logica di questa alleanza in quanto la Lega Nord è stata la forza politica che ha rivoltato il capitale sociale della nostra regione cambiandolo di segno in modo che non facesse più da coesione sociale e nazionale ma che servisse nel senso di uscita, di exit dal sistema.


Io sono già pronto a fare la campagna elettorale, sono pure vestito sportivo, ma non sarò disposto a fare una campagna elettorale per manuela dal lago o per un candido debole destinato a perdere.

martedì 15 gennaio 2008

Ma il vero spreco va cercato altrove

Una mia lettera sul tema delle circoscrizioni pubblicata da Il Giornale di Vicenza (pg.16) in data odierna (15 Gennaio 2008).

Mi permetto di intervenire nel dibattito sulle circoscrizioni. Regolamentazione che mi pare errata e demagogica per diverse motivazioni.
Innanzitutto con queste misure si indeboliscono le istituzioni che sono più vicine ai cittadini e che forniscono servizi che comuni con oltre 100.000 non riuscirebbero a fornire in maniera efficiente ed utile.
Ricordo che fino a pochi anni fa era usuale citare la sussidiarietà come panacea di molti mali.
Probabilmente non lo è, però sarebbe utile ricordare ai molti che in città hanno parlato di cancellazione integrale delle circoscrizioni cosa questo principio riconosciuto anche dal Trattato di Maastricht e dai successivi trattati sull’Unione Europea e sul funzionamento della stessa prevede, ossia che l’intervento sussidiario della mano pubblica deve comunque essere portato dal livello più vicino al cittadino.
Le circoscrizioni nelle medie e nelle grandi città , comprese quelle tra i 50.000 e i 250.000 abitanti, sono un modo per il cittadino di interfacciarsi più rapidamente con le istituzioni (anagrafe, poliziotto di quartiere), fungono da coscienza critica dell’azione del comune su ogni questione (anche se purtroppo su troppe cose danno solo pareri consultivi) e infine sgravano al comune i rapporti con diversi attori come associazioni concedendo spazi e organizzando valide iniziative. In secondo luogo ritengo demagogico sostenere che la riduzione o la cancellazione delle circoscrizioni sia un effettivo taglio ai costi della politica.
Lo stipendio per consiglieri e presidenti circoscrizionali, secondo una mia stima, non dovrebbe superare complessivamente i 12.000 euro mensili (per un totale di 147 persone), ossia meno della metà di quanto percepisce un parlamentare, ossia circa quanto percepiva al mese (da solo) l’ex amministratore di AIM Rossi.
Mi pare quasi si voglia far scordare quali sono i veri sprechi come, ad esempio: gli stipendi dei membri dei consigli di amministrazione dei tantissimi enti e delle tantissime società partecipate; le province (vero ente inutile); le comunità montane a livello del mare; gli stipendi dei consiglieri regionali; gli stipendi dei deputati e dei senatori (che invece pare aumenteranno di 176 euro nel nuovo anno).
In sostanza hanno tagliato dal basso, dove non si tagliano costi ma solo strumenti di maggiore partecipazione e non hanno ancora fatto niente contro le oscenità che, “in alto”, continuano a persistere indisturbate, nella seconda repubblica forse più che nella prima.
In terza istanza critico la nuova regolamentazione anche perché le circoscrizioni sono la palestra politica in cui un giovane può sperimentare la vita amministrativa, imparando ad ascoltare i cittadini e a destreggiarsi tra interpellanze, interrogazioni, ordini del giorno e regolamenti.
Forse quest’ultima argomentazione non sembrerà così importante ma credo fortemente che una classe dirigente che nasce dal basso e che può imparare ascoltando e progettando con i cittadini sia fondamentale affinché i consigli comunali non divengano nel futuro luoghi chiusi e lontani dai cittadini, con consiglieri incapaci di ascoltare la voce della comunità. Per concludere vorrei sottolineare che questa decisione è arrivata senza consultare le comunità locali, senza parlare con quei comuni nei quali le circoscrizioni non erano un costo e funzionavano bene.
Su quest’ultimo aspetto c’è da dire che le circoscrizioni a Vicenza sono sempre costate pochissimo ma effettivamente non funzionavano bene, sostanzialmente per due motivi: troppo poco decentramento ed eccessivo frazionamento del territorio.
Dopo aver smontato le motivazioni che hanno portato ai cambiamenti previsti dalla finanziaria proverò a delineare la futura suddivisione del comune, tenendo conto di alcuni criteri: mantenimento delle strutture delle attuali circoscrizioni aggregandole semplicemente, 30.000 abitanti per ognuna in quanto questo prevede la nuova legge, esigenze comuni dei territori aggregati, struttura urbanistica della città.
Ho riflettuto su due alternative. Ipotesi A: aggregare le ciroscrizioni 3 e 4 (est), le circoscrizioni 5 e 6 (nord-ovest) e le circoscrizioni 1, 2 e 7 (circoscrizione centro-sud). Ipotesi B: aggregare le circoscrizioni 2, 3 e 4 (est), 6 e 7 (ovest), 1 e 5 (centro-nord). Sono diverse le proposte in campo e auspico che il mio piccolo contributo possa essere utile (contributo che per chi vuole ho analizzato più specificamente in un file che posso inviare via mail).
Vorrei solo consigliare, ma mi pare una posizione già fatta propria da diversi esponenti di entrambi gli schieramenti politici cittadini, di aggregare circoscrizioni e non di farne di completamente nuove: cerchiamo di salvaguardare le identità e le strutture dei quartieri storici della nostra splendida città e soprattutto di salvare i servizi da anni strutturati in città sulla base delle attuali circoscrizioni e che riorganizzare sulla base di altre circoscrizioni con confini strani sarebbe inutilmente costoso.

mercoledì 9 gennaio 2008

PER UN CONFRONTO APERTO: LAICITA’, NUOVO CIVISMO E VALORE DELLA PERSONA

Ottima iniziativa di laici del partito democratico. Auspico che il primo seminario abbia risalto mediatico e lanci messaggi progressisti e avanzati anche sui temi dei diritti civili. Se vogliamo veramente costruire un partito democratico riformista ed europeo dobbiamo puntare moltissimo sul tema delle libertà personali e dei nuovi diritti, vera frontiera della laicità e della modernità di un paese occidentale nel nuovo millennio


PER UN CONFRONTO APERTO: LAICITA’, NUOVO CIVISMO E VALORE DELLA PERSONA



In pochissimi giorni e sfruttando il solo passaparola questa lettera, immaginata da alcuni di noi per promuovere un seminario aperto, è stata condivisa da un centinaio di persone. Altre hanno chiesto di conoscere il testo. Quello attuale è dunque un primo elenco di firme. Ringraziamo l’Unità per la sua attenzione che speriamo consentirà ad altre e altri di aderire all’iniziativa.




Si discute molto di laicità, diritti civili e temi ‘eticamente sensibili’. Lo si fa sui giornali, con saggi, nelle istituzioni, nei partiti. Lo fanno le religioni. Lo fa la Chiesa cattolica. E ovviamente la politica. Dico, Cus, testamento biologico, fecondazione assistita, interruzione volontaria della gravidanza, rispetto dell’orientamento sessuale e lotta all’omofobia, il grande capitolo della convivenza: da mesi sono alcuni temi del confronto politico e pubblico. Per molte ragioni è una discussione inevitabile. Quegli argomenti, infatti, alludono a domande di “senso” fondamentali per la democrazia e per l’autonomia della politica. Per classi dirigenti che sentano l’onere di contribuire a una nuova etica pubblica. Questa discussione ovviamente accompagna, e per certi versi scandisce, la nascita del Partito Democratico. Ne interroga scelte e cultura politica. Pensiamo sia una riflessione strategica per l’avvenire del progetto. E però scorgiamo una sovrapposizione di concetti che ci preoccupa. Il punto è che si scambia di frequente la richiesta di legittimi diritti civili per tematiche etiche. L’effetto è che l’estensione arbitraria, o comunque non sufficientemente argomentata, della sfera eticamente sensibile rende più confusa la discussione e la ricerca di un approdo condiviso anche dentro il centrosinistra. A questa difficoltà se ne somma una seconda legata al processo costituente del Partito Democratico. La riassumiamo così. Quale dev’essere, o può ragionevolmente diventare, l’equilibrio tra il pluralismo delle posizioni interne al nuovo partito e la scelta dei principi costitutivi che definiscono oggi la cultura politica delle Democratiche e dei Democratici? Su questo piano manifestiamo la nostra inquietudine. Guardiamo ad esempio con qualche timore a posizioni, certamente minoritarie nel Pd e nella società italiana, che restituiscono all’omosessualità una patente di malattia da curare, concetto abbandonato da tutte le democrazie occidentali anche in seguito alla chiara affermazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Più in generale viviamo come un limite la difficoltà del nuovo partito di elaborare sul terreno della cittadinanza, dei diritti e delle responsabilità del singolo, una chiave indispensabile della propria identità. Il che non equivale all’imposizione di un unico punto di vista su questioni complesse, ma esige appunto un chiarimento sul significato di termini decisivi per il vocabolario e l’azione del Pd, e dunque per la sua idea di progresso e modernità. Ne indichiamo alcuni. I diritti umani e civili. Il valore della persona, la sua libertà e responsabilità. L’autonomia femminile. L’indipendenza e il principio di precauzione della scienza, l’autonomia dei pazienti nella scelta delle terapie come indicato dalla Costituzione. La cittadinanza piena e il contrasto a ogni forma di discriminazione, sia essa di origine etnica, di genere, di appartenenza religiosa o culturale, di orientamento sessuale. Crediamo che questi temi siano determinanti per la crescita civile ed economica dell’Italia e sentiamo il dovere di alimentare questa discussione nel processo costituente del nuovo partito. Intendiamo farlo nel rispetto delle regole che il nuovo statuto definirà. Decideremo insieme se si tratterà di un forum, di un associazione o di altro. Ma è comunque sulla base di un’esigenza di confronto, approfondimento e chiarezza che abbiamo deciso di promuovere un primo seminario su questi temi e sul percorso da avviare nelle prossime settimane.



Barbara Pollastrini, Salvatore Veca, Miriam Mafai, Albertina Soliani, Sergio Staino, Alessandra Kustermann, Gianni Cuperlo, Bianca Beccalli, Carmen Leccardi, Furio Colombo, Ignazio Marino, Carlo Feltrinelli, Andrea Benedino, Valerio Zanone, Stefano Ceccanti, Fabrizio Onida, Francesca Zajczyk, Graziella Pagano, Franca Bimbi, Emilia De Biasi, Ivana Bartoletti, Cini Boeri, Marilena Adamo, Moni Ovadia, Stefano Boeri, Guido Calvi, Luigi Manconi, Tobia Zevi, Mercedes Bresso, Luciano Pizzetti, Salvatore Bragantini, Sergio Lo Giudice, Carlo Fontana, Giovanna Martano, Franca Chiaromonte, Sesa Amici, Stefano Fassina, Michele Rotondo, Marina Calloni, Magda Negri, Maria Fortuna Incostante, Fulvio Tessitore, Elio Matassi, Eva Cantarella, Ferruccio Capelli, Marilisa D’Amico, Carmelo Meazza, Paola Concia, Walter Tocci, Romana Bianchi, Fausto Raciti, Lidia Ravera, Agostino Fragai, Giovanna Borrello, Vittorio Sgaramella, Stefano Passigli, Daria Colombo, Khaled Fouad Allam, Brunella Celli, Alfonsina Rinaldi, Giovanna Rosa, Silvana Giuffrè, Manuela Ghizzoni, Marcella Marcelli, Bianca Gabrielli, Luigi Duse, Tiziana Agostini, Pina Fasciani, Vitantonio Ripoli, Rosanna Abbà, Sara Paladini, Valeria Ajovalasit, Massimiliano Panarari, Roberto Speranza, Antonio Ricci, Matteo Cazzulani, Stefano Draghi, Lucia Codurelli, Cinzia Fontana, Delia Murer, Rosa D’Amelio, Anna Palma Gasparrini, Gabriella Ercolini, Giovanni Colombo, Gianni Pittella, Roberto Cuillo, Susy Esposito, Anna Rossomando, Carole Beebe Tarantelli, Susanna Cenni, Ada Cremagnani, Rosalba Benzoni, Ada Lucia De Cesaris, Francesco Rossi, Eugenio Marino

domenica 6 gennaio 2008

Finiscono le feste, inizia la campagna elettorale?

Il direttore del giornale di Vicenza quest'anno ha, a vostra scelta, mangiato un cattivo panettone o passato delle vacanze poco serene.
Nell'ultimo giorno di vacanze, infatti, mentre i cittadini si riversano nelle piazze a cercare il colpo grosso nei saldi di fine stagione, lui è costretto da qualche potente forza e/o da qualche passione di cui ignoro l'origine ad attaccare il Partito Democratico e uno dei più probabili candidati dello stesso alle elezioni comunali, ossia l'ottimo Achille Variati .

Argomentazioni abbastanza futili, per la verità, dato che sostiene che un dirigente politico locale che si spende contro una decisione piovuta da Roma debba dimettersi dal proprio partito per via di una posizione non condivisa con il partito politico a livello nazionale.


Antonacci scorda completamente che le vecchie dirigenze dei Ds e della Margherita, a livello cittadino e provinciale, hanno sostenuto il No alla costruzione della base americana, con poche (non lodevoli) eccezioni.

Dal Partito Democratico Vicentino, quindi, dovrebbero dimettersi tutti, ad esclusione forse di qualche suo amico? Mi pare sia un azzardo una dichiarazione di questo tipo perchè fa scoprire, a chi un attimo conosce come funziona questa città, in modo palese volontà, idee e posizioni politiche di alcuni gruppi di pressione che nel territorio berico mi pare abbiano proprio deciso di oltrepassare un certo livello con un'arroganza un pochino esagerata.


Potete trovare il comunicato stampa dei Giovani Democratici sul tema al seguente link.

Per leggere l'editoriale di Giulio Antonacci in cui viene criticata la posizione di Achille Variati in merito alla vicenda Dal Molin e per commentarlo potete cliccare qui .

venerdì 4 gennaio 2008

Pd portavoce di un nuovo patriottismo veneto

Il Partito Democratico si deve fare portavoce di un nuovo patriottismo veneto: il patriottismo dell’orgoglio di un Veneto solidale che ha saputo costruirsi il proprio futuro e che è in grado di insegnarlo al mondo.


Paolo Giaretta
Segretario del Partito Democratico Veneto

Presente!!


Demagogia sui costi della politica in finanziaria

Nella recente finanziaria approvata dal Parlamento sono presenti disposizioni volte a far diminuire il numero dei consiglieri comunali e delle circoscrizioni nelle città sotto i 250.000 abitanti. Ora si devono attendere i decreti attuativi della ministro Lanzillotta ma la rotta pare ben tracciata e per una città come Vicenza pare sicuro che le circoscrizioni diverranno 3 - o forse nessuna - e i consiglieri comunali diminuiranno di 8 unità.
Sono misure a mio modo di vedere parecchio demagogiche per diverse motivazioni.

Per prima cosa è abbastanza caratteristico che delle diverse misure finalizzate a diminuire i cosiddetti costi della politica e che sono state proposte dal Senatore Cesare Salvi (Sinistra Arcobaleno) quelle che sono passate vanno ad indebolire le istituzioni più vicine ai cittadini e meno dispendiose invece che colpire i troppi consigli di amministrazione con stipendi da sogno, le province e le comunità montane, gli stipendi dei consiglieri regionali e dei parlamentari, solo per fare qualche esempio.
In secondo luogo vorrei evidenziare quali sono realmente i costi mensili per il pagamento dei consiglieri e i presidenti di circoscrizione in una città di 110.000 abitanti come Vicenza che effettivamente ha due circoscrizioni troppo piccole (la 2-Riviera Berica e la 7-Ferrovieri). Questi costi sono pari a circa 11.000 euro al mese se è vero che i 140 consiglieri di circoscrizione percepiscono circa 20 euro a testa e i presidenti intorno ai 1200. Una cifra che non mi pare esagerata rispetto a quanto effettivamente questi consiglieri fanno.
Consideriamo, infatti, come terzo aspetto, ciò che i consiglieri nei piccoli parlamentini cittadini concretamente realizzano. Sono persone che si impegnano per essere un tramite per le piccole cose, i piccoli problemi dei cittadini, aiutano il mondo delle associazioni con un rapporto più semplice e diretto, riescono a sollevare casi che altrimenti non verrebbero evidenziati da nessuno, ad esempio di speculazioni edilizie. Infine le circoscrizioni forniscono servizi come l'anagrafe decentrata e il poliziotto di quartiere che mi domando se saranno erogati seguendo ancora la disposizione delle circoscrizioni attuali oppure se questi servizi verranno stravolti, a discapito prima di tutto dei cittadini.
Per quel che riguarda la riduzione dei consiglieri comunali da 40 a 32 non riesco proprio a comprendere l'efficacia di una misura che da una parte porta al risparmio di circa 30000 euro l'anno (350 euro - stipendio mensile - per 8 consiglieri per 12 mesi) ma dall'altra, rendendo piu piccolo il consiglio comunale, permette l'elezione a meno persone e quindi garale palestre per i giovani per riuscirsi ad esprimerentisce un minor ricambio generazionale e probabilmente un maggior controllo delle lobby di potere sui consigli comunali.
A proposito del ricambio non si può non evidenziare, infine, che le circoscrizioni e in seconda istanza il consiglio comunale sono le palestre per i giovani per riuscire ad esprimersi. Se è vero, infatti, che i partiti politici di oggi sono troppo leggeri e troppo poco coesi internamente per essere uno spazio di crescita, un giovane che non è "figlio di" o che non si prostrae ai piedi di qualche dirigente attempato rischia di non avere alcun futuro nonostante, magari, capacità ed impegno, passione e concretezza. E' chiaro che l'eventuale cancellazione definitiva delle circoscrizioni non è la causa di questo ma solo un fattore che indebolisce ulteriormente la posizione di giovani che vogliono impegnarsi per portare le proprie idee ed essere la voce dei cittadini nelle amministrazioni.

In conclusione queste misure diminuiscono la democrazia garantendo meno servizi ai cittadini, indeboliscono la posizione di chi vuole fare politica partendo dall'ascolto e dal basso e soprattutto sono demagogia pura perchè vogliono sembrare un modo per abbattere costi della politica ma non abbttono proprio niente dato che i veri sprechi stanno, come detto prima, più in alto.

giovedì 20 dicembre 2007

E' nato a Vicenza, primo in italia, il coordinamento provinciale provvisorio dei giovani democratici

Ieri sera, 19 Dicembre 2007, si è riunito a vicenza per la prima volta e per primo su tutto il territorio nazionale il coordinamento provinciale provvisorio dei giovani del partito democratico composto da 11 giovani, 4 ragazze e 7 ragazzi, di età compresa tra i 14 ed i 30 anni provenienti da tutto il territorio provinciale.

Durante la prima riunione sono stati affrontati diversi temi e come prima cosa si è avviata l'organizzazione delle "primarie dei giovani" che si svolgeranno il 21 marzo e con le quali si eleggeranno gli incarichi del giovanile.

I componenti del coordinamento provvisorio sono: elisa cavalli (21), giulia turra (19), elena mauro (19), elisa valentina carollo (), giacomo possamai (17), alberto trivelli (17), stefano poggi (17), enrico peroni (20), marco busetto (24), alessandro zaffonato (23).

E' stato creato per favorire la discussione con quanti saranno interessati a partecipare a questo processo un gruppo raggiungibile all'indirizzo: groups.google.com/group/giovanidemvicentini

Per maggiori informazioni clicca qui

Frase del giorno dell'amico Poggi

Il Partito Democratico è un grande albergo in cui tutti hanno una loro spaziosa camera. Walter ne è il direttore. D'Alema e Marini i proprietari

Stefano Poggi
Rivoluzionario

Commento: "Speriamo che le stanze comunichino e che nasca un partito unito, magari senza direttori troppo megalomani e con proprietari che pensino anche alla successione. D'altronde io penso che il 14 Ottobre io e te abbiamo votato il successore vero alla proprietà: un quarantenne serio, concreto, capace ed europeista."

venerdì 14 dicembre 2007

Crescono i giovani democratici di Vicenza

Oggi c'è stata la prima riunione in vista delle comunali dei giovani democratici di e PER Vicenza.
Di seguito il comunicato stampa:

Diverse ragazze e diversi ragazzi si sono impegnati attivamente in città per la campagna elettorale per le primarie del 14 Ottobre e da quello straordinario giorno di passione politica è nata la volontà di costruire uno spazio nostro, di giovani democratiche e democratici, in cui confrontarci per il futuro della nostra città.

A tre mesi di distanza, Venerdì 14 Dicembre, abbiamo iniziato un processo che mira a costruire un progetto concreto per le elezioni comunali della prossima primavera.


Un processo che sia aperto e libero, un processo che si nutra delle esperienze del maggior numero di giovani vicentini. Per questo motivo abbiamo pensato a lanciare una serie di iniziative: la creazione di una mailing list a cui ci si può iscrivere scrivendo alla mail giovanipervicenza@gmail.com , la riattivazione del blog giovanipervicenza.blogspot.com e soprattutto una giornata di confronto e proposta delle giovani e dei giovani per la città di Vicenza, Mercoledì 9 Gennaio 2008.


Una data che deve essere lo spazio per poter proporre quali sono le nostre necessità per realizzare una città diversa, per realizzare un cambiamento dopo anni di politiche giovanili inesistenti. Ci sono tanti temi cari a noi giovani che saranno discussi: dall’ambiente agli spazi pubblici, dalla mobilità ad una città che sappia essere aperta, dinamica, moderna, europea.

mercoledì 12 dicembre 2007

Il federalismo e il centrosinistra

Paolo Giaretta, Segretario Regionale del Partito Democratico, ha detto con chiarezza che " nel nostro Paese le forze autenticamente federaliste, anche a livello nazionale, stanno nel centrosinistra".
Sono felice che il mio Segretario, che ho votato rassicurato dal suo percorso politico e dal suo profilo personale, abbia deciso di indicare chiaramente il fatto che a suo modo di vedere il federalismo è un tema centrale dell'azione politica ed amministrativa del nostro partito.
Non è un passaggio banale in quanto a livello generale tutti si professano portatori del federalismo e di un processo di decentralizzazione ma concretamente il centrodestra decide tra Roma e Arcore le proprie candidature nelle città principali venete, anche perchè la classe politica locale leghista, forzista e aennina gareggiano a intrattenere i propri rapporti al meglio possibile con i propri leader, convinti che sia solo questo il modo di riuscire ad imporsi a livello coalizionale e locale.
C'è, invece, bisogno di un profilo autonomo nella gestione dei propri partiti. Questo è un prerequisito per partiti realmente autonomi nella proposta politica, altrimenti sempre condizionata da Roma. Dobbiamo smetterla, come diceva Letta in campagna elettorale, di domandarci "cosa succede a Roma?" e agire agire agire liberamente.
E' questo l'unico modo per prendersi un'indipendenza che altrimenti non ci verrà mai data. Questo vale per il partito e per la giovanile e in Veneto siamo riusciti da quando esiste il PD a rompere la logica imposta da Roma per il Segretario e a scegliercelo autonomamente e a livello di giovani abbiamo avviato il processo costituente prima delle altre regioni, senza aspettare i diktat. Quando questi sono arrivati ci siamo adeguati salvando il prezioso lavoro di rafforzamento e di costruzione politica fatto da Ottobre ad oggi.
Il Partito Democratico Veneto, per diversi motivi, quindi, si sta stagliando come forza autonoma all'interno del Partito Democratico, prendendosi il titolo di giocare come forza federale al di là delle scelte che verranno fatte nello statuto a livello nazionale. Questo rende il partito autonomo e quindi capace di giocare una partito autonomista e federalista senza dover aspettare la chiamata di Silvio Berlusconi (vedi il falso federalismo forzista) o di Bossi.
Il Partito Democratico Veneto sarà così un partito veramente dei veneti e non un partito delle proposte romane per i veneti, come sono gli attuali partiti del centrodestra e probabilmente i vecchi partiti del centrosinistra.

lunedì 10 dicembre 2007

Anti-omofobia si, anti-omofobia no. Il governo dei valzer.

Il 6 Dicembre 2007 il governo ha approvato il decreto sicurezza. In questo si prevede l’estensione della protezione contro i crimini d'odio, nella fattispecie per chi incita e commette atti di discriminazione, di violenza o atti di provocazione alla violenza per motivazioni di genere, etnia, religione, orientamento sessuale, identità di genere.

Sarebbe, di per sè, una storica vittoria del movimento GLBT italiano, un successo per l'Italia che colmerebbe uno dei tanti ritardi rispetto all'Europa.

Vorrei fare alcune considerazioni a proposito.

QUESTIONI POLITICHE
1. La senatrice Binetti ha votato contro il governo. Non voleva, infatti, approvare una legge che tutelasse gli omosessuali di questo paese che ogni giorno vengono discriminati, picchiati, violentati. Se il Partito Democratico volesse dimostrare che chi lo attacca (anche dal di dentro) per una posizione ambigua sul tema della laicità dovrebbe espellere la senatrice.

2. La senatrice Binetti, inoltre, ha votato contro la fiducia al governo. Per molto meno Turigliatto è stato espulso da Rifondazione.

3. Il governo ha annunciato subito dopo il voto che la norma anti-omofobia verrà cancellata presto. Il governo ha compiuto un atto vergognoso, facendo approvare una legge e poi ritrattando immediatamente, su un tema fondamentale come è la violenza omofoba. Questo dimostra che la pistola puntata alla tempia di Prodi è principalmente quella dei cattolici reazionari.

4. La senatrice Binetti fa appello ai valori cattolici per spiegare il proprio voto contrario. Mi domando se faccia parte dei valori cattolici la mancanza di difesa dell'integrità fisica di alcuni cittadini? Capisco che un cattolico può avere dubbi sulle coppie di fatto o sulle adozioni a coppie gay e lesbiche. Ma non sulla difesa di cittadini indifesi dalla violenza.
Io ho avuto modo di conoscere (poco purtroppo) un altro cattolicesimo (grazie Damiano), quello compassionevole e sociale, quello che apre al diverso, non quello che chiude. Preferisco di molto il cattolicesimo da paese che quello delle altre prelature. Di questo parlerò un altro giorno in uno specifico messaggio.

QUESTIONE TECNICA

La norma era stata scritta con il cul* e quindi giuridicamente non ha alcun valore. Per questo motivo non serve nemmeno che il governo la ritiri. Non ha alcuna validità.

QUESTIONE SOCIALE

Ho già scritto più volte e credo sia sotto gli occhi di tutti che la situazione della violenza omofoba è una piaga sociale al pari delle violenze razziste

Nel solo 2007, infatti, sono 6 i casi di omicidi causati da odio omofobo, decine i casi di violenze ( dei quali moltissimi non sono denunciati). Tra questi, nella nostra regione non sono da dimenticare due casi saliti alla ribalta della stampa nel maggio di quest’anno: il pestaggio di uno studente gay a Montebelluna (TV) e di un disabile omosessuale di 21 anni a Rovigo da parte di 11 ragazzi di estrema destra.

Sono moltissimi anche i casi di incitamento all’odio, come quando ad Agosto il Vice Sindaco di Treviso Gentilini ha dichiarato che “bisognerebbe fare una pulizia etnica dei culattoni”. Sono frasi irresponsabili che incitano alla violenza e addirittura ad uccidere altre persone.

Non è più possibile che lo stato italiano, a differenza di tutti gli altri stati europei, non tuteli i suoi cittadini più indifesi, le diverse minoranze che soffrono maggiormente di soprusi, sofferenze, violenze, omicidi!!!

lunedì 26 novembre 2007

Basta con la violenza omofoba

L'altro ieri un ragazzo di 20 anni a Bari è stato bersaglio di un violento pestaggio da parte di 5 coetanei solo ed esclusivamente perchè omosessuale.
Le profonde discriminazioni contro gay e lesbiche in questo paese sono un reale problema sociale, troppo presente e forte in una società che si vuole dire civile e moderna. E' vergognoso il fatto che le opinioni di certi politici profondamente omofobi spingano nella direzione di un netto aumento delle discriminazioni nella società.
Non è, infatti, ammissibile che sia concesso che un sindaco di una città di 100000 abitanti, Treviso, possa dire impunemente che "bisognerebbe fare una pulizia etnica dei culattoni", che ministri della repubblica del precedente e dell'attuale governo sputino sentenze di una omofobia lacerante (da Calderoli alla Bindi, con le dovute differenze).
A differenza, quindi, di una realtà europea in cui l'omofobia, sicuramente ancora forte nelle persone più adulte e in certi strati della popolazione, viene stigmatizzata e condannata dalla classe politica, ci troviamo in Italia con una classe politica che offende, attacca, non si scusa e infine sembra quasi non interessarsi dei fenomeni di omofobia evidente, come quello di Bari.
Ci troviamo, proprio per questo, con un disegno di legge sull'estensione della legge Mancino ai reati d'odio perpetrati contro le persone per il loro orientamento sessuale e identità di genere bloccato dal Dicembre 2006 in parlamento, che è stato stralciato e che potrebbe essere inserito nel pacchetto sicurezza ma che ha una profondissima opposizione nei gruppi parlamentari di Lega Nord ed Alleanza Nazionale, che sembrano non interessati a punire maggiormente dei criminali che picchiano e offendono dei cittadini solo per una loro condizione.
Speriamo che la Sinistra continui a spingere perchè venga approvato in fretta questo progetto di legge e che il Partito Democratico incentivi la proposta con un sostegno forte e deciso. Dopo questo ultimo fatto non farlo sarebbe confermare una paura che la comunità omosessuale italiana si ripete ogni giorno, ossia che il Partito Democratico, a differenza degli altri partiti progressisti europei con un deciso profilo riformista, non sia capace di difenderci dagli attacchi di quella parte di società omofoba che ripetutamente spunta fuori. I dubbi, d'altronde, non sono casuali:ad Agosto l'attacco di Gentilini alla comunità gay - che ho citato sopra - non è stato nemmeno commentato dal PD.
Speriamo decisamente che qualche segno in controtendenza giunga Mercoledì in cui vi sarà la prima riunione dei gay democratici a Roma e a cui parteciperà un senatore del PD ma anche e soprattutto dalle azioni reali in Parlamento e nelle realtà locali. Per questo secondo aspetto c'è da dire che moltissimi comuni retti da maggioranze democratiche stanno approvando leggi contro le discriminazioni di natura omofobica e soprattutto leggi che tutelino le coppie di fatto (i cosidetti PACS alla padovana).
Democratici, facciamo qualcosa di riformista, difendiamo i diritti dei singoli e delle coppie omosessuali, come tutti gli altri partiti socialisti e liberali in Europa.

il cannocchiale

domenica 11 novembre 2007

Frase del giorno

"Siamo noi che dobbiamo cambiare, non i veneti."
Paolo Giaretta, Segretario Regionale del Partito Democratico Veneto

mercoledì 17 ottobre 2007

Grazie!

Un grande succcesso, un risultato importante.
A Vicenza 5000 cittadini hanno votato per eleggere il Segretario del Partito Democratico: tante persone, tante speranze, tanta volontà di innovare e cambiare.
Sono stato contento quando ho visto i dati: 3,4 milioni di votanti in Italia, 28000 in Provincia, 5ooo in città.
Un successo costruito nei mesi con il sudore di molte e di molti, a Vicenza come in tutta la Penisola.
Ora le speranze sono che nasca un partito che sappia veramente essere il partito delle cose concrete, che sappia innovare e rinnovare la politica, che sappia dare spazio ai giovani e alle giovani, che sia veramente progressista.
Un partito nuovo, un partito rinnovatore, un partito federalista.
Ringrazio, lasciando alle sue parole il ringraziamento per quanti, come me, hanno creduto nel suo progetto e nella sua idea di PD, Enrico Letta:

Una corsa “pazza” ma bellissima: a Piacenza, un mese fa, avevo chiesto a tutti di far e l'ultimo miglio insieme a me. Sentivo che avevamo le risorse per arrivare fino in fondo. Stanotte, mentre affluivano i dati, mi sono tornati alla mente i discorsi, i volti, i sorrisi di quanti ho incontrato in queste settimane in giro per l’Italia: nelle spiagge, in piazza, nei teatri, in qualche locale di provincia. Donne e uomini che hanno riscoperto la voglia di impegnarsi, la capacità di decidere da soli che questo era il loro turno, il coraggio di scommettere su se stessi.

È una scommessa che abbiamo vinto. Trovando le parole giuste per parlare a centinaia di migliaia di cittadini e portando le nostre idee al centro di una straordinaria occasione di democrazia e partecipazione come le primarie del PD. Oggi siamo tutti protagonisti. Per questo vi ringrazio. Grazie agli oltre 6.000 candidati delle mie liste. Grazie alle centinaia di volontari estranei agli apparati di partito che su tutti i territori sono ancora al lavoro nei seggi. Grazie soprattutto, naturalmente, ai tantissimi che mi hanno accordato la loro fiducia.

A tal proposito vi invito ad attendere i dati definitivi. Lo scrutinio dei voti procede a rilento e soltanto in nottata si potranno commentare i risultati collegio per collegio.

Ieri intanto è nata, con la mobilitazione di moltissimi cittadini, una grande forza politica. Una forza politica che – l’ho ripetuto tante volte nel corso di questa campagna – non è un monolite. Ma uno splendido arco fatto da oltre tre milioni di pietre, oltre tre milioni di voti. Esattamente come i ponti di Venezia la cui magnificenza Marco Polo descrive a Kublai Kan nelle "Citta invisibili di Calvino".

Da adesso in poi abbiamo la responsabilità di rafforzare questo arco. Di costruire, insieme al primo segretario, Walter Veltroni, e a tutti i delegati in Assemblea Costituente, il più grande Partito italiano. Per renderlo ancora più forte, per renderlo maggioritario nel Paese.