Per parlare della reazione di una città ad un evento bisogna prima conoscerla, conoscerne i cittadini, i loro usi ed i loro costumi.
Vicenza, città di gente a lungo considerata tranquilla, pacifica, timida, lavoratrice, riservata, conservatrice e profondamente influenzata dalla religione cattolica. Tutti caratteri veritieri, anche se due elementi sono spesso dimenticati.
Una città così moderata, tranquilla ha degli scatti d’orgoglio, così come ogni persona buona quando si arrabbia lo fa con una veemenza particolare.
In secondo luogo quella “città composta” che fu è ormai sempre più parte di quella trasformazione del Nord Est, del post-industrialismo, dell’immigrazione di massa, della secolarizzazione delle menti ma non delle istituzioni.
Questi caratteri della città di Vicenza(si può dire del Nuovo Nord Est) sono, però, sconosciuti a chi attualmente governa questo paese, un centrosinistra che non ha uomini politici capaci di capire il Veneto profondo, la sua anima post-cattolica, post-industriale, i limiti e le possibilità del cosiddetto Modello Nord Est, la non integrazione nello Stato Italiano.
I veneti, per mille motivi storici, sociali, politologici hanno avuto nella Chiesa Cattolica (non nella Democrazia Cristiana) l’unico tramite con la Politica, con lo Stato.
Finiti l’interesse e le possibilità per la Chiesa di essere tramite tra Stato e cittadini veneti, questi cittadini non si sono sentiti parte di qualcosa che è sempre stato lontano. E’ mancato un collegamento, un passaggio ed è esploso il “venetismo” (il leghismo era una maschera, tra l’altro scomoda e fastidiosa). La reazione dello Stato, ed in particolare di una Sinistra che non si è mai radicata ( e non ha potuto/voluto radicarsi) nelle terre che furono della Serenissima, fu confusa perché non furono compresi i fenomeni che muovevano quella terra ricca e particolare, quel Nord Est che non era mai stato (e ancora è) così lontano da Roma.
Non è quindi sorprendente che diversi Ministri della Repubblica abbiano fatto interventi a sproposito sui vicentini, su Vicenza, in occasione della manifestazione per il NO alla base americana all’aereoporto Dal Molin.
E’ interessate sottolineare come in questa occasione siano nate delle reazioni alla costruzione della base veramente forti, decise, popolari, di pura (e preoccupante) anti-politica che hanno mosso persone di una eterogeneità incredibile.
E nessuna forza partitica è veramente riuscita a comprendere queste reazioni, a stare dentro al processo, a rapportarsi con i cittadini. Questo è dovuto ad almeno tre motivazioni.
La prima è il generale scollamento tra società reale e politica, ravvisabile in tutta la società italiana e particolarmente intenso in quella veneta.
La seconda è l’incapacità dei partiti di centrosinistra di essere tramite di proposta politica, dato che il dibattito e il confronto sono ormai elementi esterni ed accessori nella concezione un po’ assurda della politica che contraddistingue la classe dirigente della coalizione di governo.
La terza è la necessità di conoscere una città, di abitarla e viverla. Purtroppo anche le dirigenze locali di alcuni partiti vivono in un mondo parallelo, fatto di liste elettorali, poltrone, nuovi partiti dove non si ascoltano e mancano completamente all’ordine del giorno le necessità reali di una società.
E’ solo conoscendo una città, infatti, che si può capire dove sta andando, cosa vuole.
Questo sarebbe stato utile al governo Prodi ed ancor prima al Sindaco Hullweck, probabilmente entrambi incapaci di capire una città che non è più quella città che passivamente accetta ciò che, mediato dalla Chiesa, dicevano i governanti. E’ una città dinamica e varia, che vuole essere ascoltata e considerata, una città che reagisce a quelli che considera soprusi. Vicenza è una città moderna, il Veneto è moderno (e secolarizzato). Forse questo più di qualcuno non l’ha capito e rimane ancorato al pensiero che questa regione sia un angolino ricco, ignorante, un po’ ribelle ed incapace di indignarsi del paese italiano. Non è più così, ed è ora che questo divenga un elemento fondamentale sia per la formazione di programmi elettorali (con particolare attenzione all’elemento della qualità della vita, ormai sempre più centrale nella mentalità dei cittadini veneti) che per la prassi del rapporto tra Governo e cittadini veneti, infinita questione mai adeguatamente indagata e quindi mai risolta.
NUOVO SITO
Se volete leggermi o scrivermi vi prego di andare sul nuovo sito www.enricoperoni.it
lunedì 19 febbraio 2007
Vicenza, questa sconosciuta
Pubblicato da Enrico Peroni alle 12:16
Etichette: Analisi Politica, Dal Molin, Vicenza
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento