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domenica 25 novembre 2007

Riflessioni sulla manifestazione contro la violenza sulle donne

Un grande successo. Donne di tutte le etnie, età, religione, orientamento sessuale, organizzatesi dal basso, ieri hanno manifestato per dire basta.
Basta alle troppe violenze, basta al femminicidio, basta alle disuguaglianze tra i sessi, basta ad una politica anche qui, ancora una volta, assente.
Attorno a questa manifestazione mi sono sorte moltissime domande e moltissimi sono stati i ragionamenti. Provo a fare ordine di seguito.
Per prima cosa i lati positivi: molte donne (oltre 100 mila) alla manifestazione (non se ne vedevano cosi' tante insieme dal 77), una buona copertura mediatica, un movimento sorto dal basso.
In secondo luogo i dati oggettivi, tristissimi: un milione e 150 le vittime di violenze in Italia, il 5, 4% del totale (quindi una donna ogni venti), il 3,5% ha subito violenza sessuale e il 70 per cento di queste violenze portano la firma di familiari e parenti.
Infine gli aspetti negativi della manifestazione: troppa autocelebrazione e chiusura all'universo maschile ancora di stile antagonistico e anni 70, i tempi sono cambiati, molti uomini sono probabilmente i più grandi alleati del movimento femminista.
Concretamente, comunque, un problema di livello globale, ossia quello della continua violazione dei più elementari diritti delle donne, è e rimane un problema del nostro paese, un paese che vorrebbe e continua a dirsi civile e moderno, ma che per molti aspetti è indietro anni luce.
Il machismo di origine atavica si salda in Italia con un nuovo machismo, figlio delle destre più becere che si vendono per moderne. Un vecchio ed un nuovo modo di discriminare che si fondono. Infine a questo si sommano i tanti, troppi problemi dovuti alla mancata integrazione delle donne migranti nel contesto sociale. Costoro vivono talvolta una doppia discriminazione, in quanto migranti nella società e in quanto donne nel proprio contesto familiare.
I problemi della violenza sulle donne, comunque, possono essere risolti (o almeno fortemente limitati), con un impegno vero e sincero, imitando alcune (ancora una volta) politiche sociali di Josè Luiz Rodriguez Zapatero. Nel dicembre del 2004, solo 6 mesi dopo essere stato trionfalmente eletto Presidente, si impegnò a far varare una legge sulla violenza di genere, votata da tutto il parlamento, che ha aumentato le pene per lesioni e maltrattamenti da due a cinque anni e che garantisce una maggiore protezione e aiuti per le donne vittime di maltrattamenti, ha introdotto il diritto al sussidio di disoccupazione nel caso in cui la donna debba licenziarsi in seguito alla situazione di violenza domestica, ha stabilito il diritto ad una assistenza sociale integrata che comprende servizi di supporto, emergenza e recupero, compreso il servizio di avvocatura a spese dello Stato. Di rilevante c'è anche la punibilità della minaccia, da sei mesi ad un anno di carcere, insieme alla sospensione - minimo cinque anni - della patria potestà in casi gravi.
Tutte cose volte a cercare di rompere con il passato e presente machista e soprattutto di cercare di aiutare le tante donne che non sporgono denuncia.

Fu un successo dovuto prima di tutto al movimento femminista spagnolo, in seguito anche da un forte documento di uomini a favore della legge contro la violenza di genere.
E' un buon esempio, questo, che cerca di essere imitato anche nel nostro paese con le recenti misure sullo stalking che in parlamento avanzano abbastanza lentamente, dato che qualche gruppo parlamentare e qualche deputato omofobo cerca di azzopparle perchè accorpate a misure volte a contrastare la violenza omofoba.
In ambito locale, a Vicenza, una serie di associazioni, in collaborazione con il comune e dopo un'iniziativa proposta da due consigliere comunali di schieramenti opposti, è nato un centro di aiuto e tutela delle donne vittime di abusi e violenze. E' un primo passo, importante. Bisogna andare oltre, dotando il centro di fondi e competenze, imitando altre realtà che da molti più anni lavorano in questo senso, soprattutto in Emilia e Toscana (guarda un po'!).

Una cosa che vorrei però dire, per concludere, al movimento femminista, è quello di non chiudersi nei modi e nelle caratteristiche degli anni 70: sono altri tempi, quella era una società diversa e quel movimento di emancipazione deve trasformarsi e cambiare oggi, se vuole attirare le giovani e gli uomini, in un movimento che faccia capire che il problema della violenza sulle donne non è solo delle donne. E', infatti, un problema di tutta la società se metà della popolazione vive con più ansia la vita quotidiana e non può esprimersi completamente per colpa di una società maschilista. La violenza e le discriminazioni contro le donne, quindi, sono un problema di tutti e questo dovrebbe essere a mio parere il messaggio forte e nuovo del movimento femminista. Io sono già in prima linea, e credo che con me sarebbero in molti, come molti furono gli uomini spagnoli che firmarono il documento a favore della legge contro la violenza di genere.

il cannocchiale

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Complmenti per il blog, sono contento di avere trovato finalmente qualcuno dell'arcigay con cui instaurare un dialogo :-)

ciao e grazie per essere intervenuto sul mio blog..

Enrico Peroni ha detto...

Ciao Valerio,
sarò contento di poter fare delle riflessioni con te e di poter dipanare dubbi su un'associazione tante volte stretta da fuochi incrociati e della quale si conosce solo la parte politica e meno la parte sociale e culturale, vera forza nella società.
Spero di poter dialogare proficuamente, una mediazione tra le diverse anime del Partito Democratico è necessario, anche tra noi giovani, anche qui su internet ^_^

Anonimo ha detto...

E ci saranno dei buoni motivi se accade, forse sarebbe meglio che l'associazione si ricalibrasse e smettesse di essere un centro di potere in cui si sfrutta la diversità e la si amplifica al posto che cominciare a diffondere che ci sono tante normalità.
Forse i fuochi incrociati vengono da dentro...

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good