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mercoledì 25 aprile 2007

Ma quale referendum?

Le pazzie italiane sono diverse, non ultima quella di voler risolvere i problemi del sistema istituzionale a colpi di referendum.
E' evidente che sia da rivedere l'"architettura" dello Stato, ossia il sistema che regge la nostra Repubblica. Il sistema elettorale, però, è solo uno dei capitoli.
Non possiamo pensare di far ritornare razionale un sistema impazzito come la maionese solo grazie al fatto che si dà un premio elettorale piu ampio di quello della "legge Acerbo"(la legge fascista del 1924 che permise l'ascesa definitiva dello stesso) alla prima lista elettorale. Questo provocherebbe soltanto che questa listona avrebbe in sè tutti i partiti delle 2 coalizioni: nulla di piu nè di meno. Come con il sistema elettorale maggioritario in Italia non si limitano i partiti ma si fanno accordi tra i partiti per far sopravvivere anche i piccoli. In sostanza per sconfiggere la frammentazione non ci si deve scervellare a fare leggi elettorali migliori, si è già visto che così non si cambia un'impostazione culturale. Si devono fare o almeno tentare, invece, due azioni concrete.
La prima è un'operazione nella società che sarebbe utile fare, non tanto come coalizioni o come partiti, ormai morti da tempo, ma come singoli, ossia cercare di far tornare la politica tra i cittadini e semplificare, concretamente, il sistema partitco, facendo tendere all'aggregazione i partiti con idee similari, soprattutto nel centrosinistra(il centrodestra ha già 4 partiti grossi stabili). Ma tutto ciò è abbastanza utopico in un sistema ormai parallelo al paese reale, lontano dai problemi concreti dei cittadini.
La seconda, in realtà piu realizzabile anche se molto ambiziosa, sarebbe quella di fare una riforma delle istituzioni pensata per renderle usufruibili per almeno due generazioni in questo paese. La costituzione repubblicana, infatti, fu fatta per funzionare a lungo e fino al 1992 è funzionata. Poi, rotto il sistema partitico legato ad esso, rotto il rapporto fiduciario con i cittadini e staccato un pezzo del sistema istituzionale, cioè la legge elettorale, il sistema è divenuto incoerente.
Siamo, quindi, fermi da quindici anni ad aspettare che il sistema cambi in modo radicale. Si dovrebbe provare a ragionare, ad esempio,su temi quali la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto, la delega di diverse competenze alle regioni. Queste questioni dovrebbero essere coordinate in modo da renderle tra loro coerenti e pensando ad un disegno complessivo e non legato solo ai contingenti interessi di bottega. Gli obbietivi da porsi dovrebbero essere quelli di recuperare la fiducia dei cittadini e cercare un sistema istituzionale legittimato, coerente e veramente funzionante.
Sarebbe ora di riprovare a dire tutti insieme una parola tabù? C O S T I T U E N T E !!!!

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