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mercoledì 25 ottobre 2006

Quale futuro per la sinistra?

La sinistra riformista italiana da troppo tempo si interroga a proposito del proprio futuro. La gente chiede scelte ed unità. Un’unità che vada al di là degli steccati ideologici del 900 e che porti in questo paese un grande partito democratico e riformatore, capace di coagulare oltre il 30% dei consensi, espressione di tutta quell’area riformista che ormai ha intenti comuni da più di 10 anni. E' ormai una storia che viene da lontano, dalla esperienza dell’Ulivo, e che è proseguita, con alti e bassi, fino ad oggi.
Quello di cui però si discute forse troppo poco è dei contenuti di questo partito. Sappiamo fin da ora che non sarà un partito con poche differenze. Dobbiamo comprendere che questo è normale in un grande partito e che questa deve essere valorizzata come qualità. Il confronto e, qualche volta, anche lo scontro, non fanno così male ad un partito ma verosimilmente lo rinforzano.
Detto questo credo si sia in un momento preciso in cui si debba far comprendere, dato per acquisito per alcuni di noi di essere pro-partito democratico, quali siano le posizioni che potrebbero rafforzare e far crescere la sinistra riformatrice. Posizioni parziali del futuro Partito Democratico, ma posizioni chiare con cui tutti si dovranno confrontare.
Sono parte di quell’area politica, sempre più forte e diffusa nelle socialdemocrazie europee, che si definisce liberalsocialista. Io credo in una sinistra che si impegni affinché aumentino in modo armonioso i diritti individuali e quelli sociali, la giustizia e la libertà. Una sinistra giovane che sia continua tensione verso il moderno e il progresso, verso l'equità nella libertà.
Questa sinistra ha visto in alcuni uomini politici europei una realizzazione, più o meno completa.
Ne sono interpreti uomini di grande spessore come Tony Blair, Segolène Royal, Josè Luìs Rodriguez Zapatero.
Il premier britannico è stato capace di riformare la politica economica interna britannica garantendo una maggiore redistribuzione della ricchezza e dall’altra garantendo la prosecuzione di alcune riforme liberali dei governi a lui precedenti. Nella sua azione rimane, purtroppo, una politica estera assolutamente asservita a quella americana ed un europeismo troppo tiepido.
La candidata alla candidatura all’Eliseo, Segolene Royal, è una donna arcigna, dura, forte ma veramente socialista. Una donna che oltre a proporre temi di sinistra sa anche parlare di un tema che qualcuno, soprattutto nell’ala radicale, crede solo di destra, ossia la sicurezza. Difendersi è una cosa solo di destra, ci si domanderà? Avere potere coercitivo è una caratteristica solo dei governi di destra? Non mi pare. E qui forse l’esperienza di sola opposizione di tanta parte della sinistra italiana gioca un brutto ruolo, non facendo comprendere che è riformismo anche saper dire no alla criminalità, alla protesta sociale violenta, al teppismo.
Il premier spagnolo, infine, rappresenta probabilmente, ad oggi, il liberalsocialismo compiuto nel migliore dei modi. E’ un premier filo-europeista, pacifista e concretamente impegnato su temi centrali di quella che deve essere la politica riformatrice seguendo il pensiero social-liberale. Zapatero, infatti, ha nei suoi successi, oltre la conosciuta idea laica di stato, la difesa delle minoranze e delle libertà, un progetto economico che incontra concretamente liberalismo e socialismo(senza cedere mai né a chi vuole uno “stato pesante”, ossia la sinistra massimalista né a chi vuole svendere i diritti sociali) ed infine un forte impegno federalista(si guardi il nuovo statuto catalano limato ma difeso dal premier spagnolo, che applica la sussidiarietà nei fatti).
Il suo pensiero è meglio,comunque,dedurlo dalle sue parole: «amore per il bene, ansia di pace, miglioramento sociale degli umili: il mio credo politico si riassume in questi tre principi. Essere di sinistra per me vuol dire estendere la democrazia fino alle ultime conseguenze… Questa democrazia “di sinistra” esige di forgiare cittadini forti, di estendere i diritti e le libertà individuali, di fomentare la diversità. In una parola, il mio socialismo è libertà».«Mi definisco un socialista libertario, e con questa espressione intendo mettere l’accento su ciò che rappresenta per me l’idea di un socialismo moderno, ovvero un socialismo dei cittadini, che contiene la libertà nel cuore del suo progetto. Un socialismo in cui l’estensione della democrazia, delle libertà individuali, occupa un ruolo centrale.» «Se difendiamo lo stato sociale non è perché siamo “statalisti”, ma perché siamo dalla parte dei cittadini contro tutti i poteri forti della società. E ci siamo resi conto, molto pragmaticamente, che l’indebolimento delle istituzioni statali voluto dalla destra non aveva prodotto alcun vantaggio per la gente. Detto questo, io non sono diventato socialista per edificare una società nella quale gli individui vengano sottomessi allo stato. Sono diventato socialista con l’idea di dare alla luce una società in cui tutti siano liberi, nella quale nessun uomo sia l’ombra di un altro uomo. E credo profondamente che se c’è un pensiero che pone al centro l’ideale della libertà, quel pensiero è il socialismo. La causa dell’emancipazione umana, di tutti gli esseri umani, è una causa socialista».
In sostanza, Zapatero propone un socialismo che sia vera emancipazione, un socialismo che difenda i diritti sociali senza fare in modo che questi soffochino e limitino lo sviluppo di una società e allo stesso tempo che sia capace di giocare la vera partita, ossia quella dei diritti civili e di una concezione della libertà che travalica il senso strettamente economico che inizialmente aveva il liberalsocialismo, andando ad aprire la società all’anticonformismo,al pensiero libero, alla scelta necessariamente autonoma di un individuo del quale lo stato si deve fidare. In sostanza si può asserire che il liberalsocialismo è la pace fatta tra stato e cittadino, perché lima l’estremismo di chi vuole uno stato sopra il cittadino(sinistra radicale, parte del mondo cattolico) e di chi vuole un cittadino sopra lo stato(neocon, liberisti).
Questa concezione moderna di stato, di cittadino, di società, che nasce da questi tre esempi ma che ha ulteriori esempi e molte esperienze nella quotidianità di tanti cittadini europei, è un progetto che viene da lontano, è quel sogno europeo su cui sono stati scritti libri su libri.
Un sogno, questo, che può continuare e che deve continuare anche con il contributo concreto del nostro paese. Questo sogno, però, può continuare solo se una grande forza riformatrice e progressista sarà capace di essere sintesi delle aspirazioni italiane e di tradurle in proposte positive per noi e per questa nostra grande casa che è l’Europa. Queste proposte dovranno inserirsi, se questo partito vorrà avere successo e non essere visto come il partito meno riformatore tra i partiti riformatori, non nella tradizione culturale ormai superata delle socialdemocrazie anni 70, non rincorrendo la destra liberista, ma proponendo questo insieme di principi,valori e progetti che la radicata idea liberalsocialista propone in Europa da ormai un decennio.

Enrico Peroni

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